Il presidente del Consiglio di Stato ticinese è soddisfatto di quanto comunicato oggi. "L'obittivo è salvare la Pasqua, per chi nella ristorazione e nell'albergheria ci arriverà e anche per le famiglie. Viggiù e Re? Situazioni gestite dall'Italia"
BELLINZONA - In conferenza stampa è stato fatto notare dai giornalisti presenti a Berset e Parmelin che si è seguito poco di quello che avevano chiesto i Cantoni, per contro Norman Gobbi è soddisfatto. "Ho visto un passo nella giusta direzione per dare una prospettiva di riaperture a ritmo più serrato. Pensare a nuovi da qui a un mese non era soddisfacente né per noi né per le categorie economiche. Trovo positivo anche che abbiano ascoltato la richiesta di estendere la possibilità di fare sport sino ai 20 anni", ha detto a caldo ai microfoni della RSI.
L'idea, se tutto andrà bene, di poter pensare a riaprire non solo le terrazze esterne ma anche potenzialmente ristoranti e bar a partire dal 22 marzo potrebbe permettere di salvare la Pasqua, ora vero obiettivo. "Certo, è questo il fine. Abbiamo sottolineato come a fine marzo saranno 100 circa i giorni di chiusura forzata per quei settori, che in un anno hanno dovuto star chiusi per 5 mesi forzatamente. Voglio vedere chi riesce a arrivare motivato a organizzare la Pasqua, anzi chi proprio ci arriva, visto che molte attività alberghiere e della ristorazione hano grossi problemi. Ci sono gli aiuti che rispondono ad alcune necessità ma non saranno mai pari al guadagno", ammette il Consigliere di Stato. Che spiega come, dopo aver già perso la Pasqua dello scorso anno, Natale, la fine dell'anno e Carnevale per chi come i ticinesi ama stare in famiglia e all'aria aperta non poter vivere nemmeno la prossima Pasqua sarebbe un problema serio.
Non nasconde, come non lo hanno nascosto in conferenza stampa, che si rischia una terza ondata. "Basta guardare verso Brescia. Per quanto riguarda le realtà italiane come Re o Viggiù, sono le autorità locali a occuparsene. Chi ha dipendenti che vengono da quei paesi sicuramente starà attento perchè non vuole di certo portarsi a casa il virus e mettere a rischio l'intera azienda".
In un anno di pandemia, si è imparato quanto è lunga. "Ma sappiamo anche come gestire i focolai, vedesi Morbio. Un altro aspetto di cui siamo consapevoli è la stanchezza generale, sia da parte di voi media nel riportare le notizie che per i cittadini ad accoglierle".