CORONAVIRUS
Che cosa temono i contrari alla legge Covid? Dalla discriminazione al rischio di perdita del lavoro, ecco le loro motivazioni
Hanno lanciato un referendum che è ampiamente riuscito e così fra un mese e mezzo si vota. Una vittoria dei contrari porterebbe all'addio al certificato Covid dal 19 marzo 2022

BERNA - Fra un mese e mezzo, il 28 novembre, si voterà sulla legge Covid. Una chiamata alle urne importante che potrebbe modificare la politica di gestione della pandemia, mettendo dei paletti. Dopo aver indetto un referendum, nettamente riuscito, contro la legge, gli oppositori,  riuniti in associazioni come gli Amici della Costituzione, Vaccine Choice Network, Alliance of Primitive Cantons, presentano le loro argomentazioni, che sono paure e timori presenti nella società.

Prima di tutto, discriminazione, vaccinazione forzata e sorveglianza di massa, oltre a una netta divisione della società. A farne le spese coloro che scelgono di non vaccinarsi, che oltre a dover pagare per prender parte alla vita sociale e non solo di trovano discriminati rispetto a chi ha preso una decisione diversa. 

Vi è anche la paura che chi non si vaccina possa perdere il lavoro. L'esempio viene dall'Italia, dove dal 15 ottobre si dovrà esibire un certificato Covid per accedere al posto di lavoro.

Per chi si oppone alla legge, siamo di fronte a un obbligo vaccinale nascosto, a una pressione per spingere la gente a vaccinarsi. 

Inoltre, il Governo con la legge Covid sta mettendo in atto, per i contrari, una sorta di sorveglianza elettronica e starebbe anche prendendo sempre più potere a scapito del Parlamento.

Se vincesse il referendum, a partire dal 19 marzo il certificato Covid non potrebbe più far parte delle nostre vite.

Il Consiglio Federale ovviamente nega tutte le argomentazioni, facendo notare che senza la legge cadrebbero anche alcune misure di aiuto. L'UDC sostiene i contrari, gli altri partiti sembrano essere schierati col Governo.

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