Intervista al candidato PLR agli Stati: "Il coming out mi ha danneggiato in votazione? Può darsi...ma non mi pento di averlo fatto"
di Andrea Leoni
Alex Farinelli, cosa pensi della presenza di Marco Chiesa alla festa di Fabio Regazzi martedì a Pregassona? Il ticket di centrodestra è uscito alla scoperto, come sostengono alcuni (clicca qui)?
“Penso che il segnale sia evidente…non che sia una sorpresa: tra Chiesa e Regazzi c'è una vicinanza politica, essendo due esponenti della destra conservatrice. Ovviamente Fabio cerca di rivolgersi a quel Mondo, ma lo ha fatto anche con le inserzioni sul Mattino della Domenica. Del resto già al primo turno si è vista questa dinamica elettorale. Detto questo, niente di scandaloso, per carità. Ogni candidato fa la campagna che reputa giusta”
Se Regazzi ti avesse invitato, ci saresti andato alla festa di Pregassona?
“Ho ricevuto l’invito ma non da Fabio. Per come sono fatto io se il diretto interessato t’invita, allora è giusto valutare se andare o meno. In caso contrario, preferisco non presentarmi per una questione di eleganza”.
Cosa stai facendo, invece, per rivolgerti all’elettorato progressista per conquistare i voti necessari per essere eletto agli Stati?
“Non è che stia facendo qualcosa di particolare. I fatti parlano. Le persone sono in grado di giudicare le scelte che ho fatto nell’ultima legislatura a Berna per capire se posso rappresentarli o meno agli Stati. Tutti gli elettori avranno un candidato che li rappresenta meglio a cui dare il voto. Poi dovranno decidere se spendere o meno la seconda crocetta. E se lo faranno, dovranno forzatamente scegliere il candidato che gli appare meno distante. Vedremo come andrà”.
Ma ti rivolgi all’area progressista?
“No, io mi rivolgo a tutti”.
Cosa pensi invece della scelta di Moreno Colombo che, sostanzialmente, ha detto che per il Mendrisiotto sarebbe buona cosa l’elezione di Fonio al Nazionale (possibile solo con l’elezione di Regazzi agli Stati)?
“Mi risulta che in tv, a Matrioska, abbia anche detto che mi sostiene. E questo mi fa piacere, perché vuol dire che mi ritiene un interlocutore credibile per il Mendrisiotto. Poi capisco che nei ragionamenti possano esserci anche delle dinamiche regionali e non ci vedo nulla di male”.
Una domanda spiacevole. Nelle chiacchiere dietro le quinte, anche nel tuo partito, c’è chi dice che il coming out ti ha danneggiato in queste elezioni. Immagino lo abbia sentito anche tu. Che ne pensi?
“Può darsi che mi abbia danneggiato. Effettivamente qualcuno me l’ha detto. Per me non è mai stata una questione elettorale. La prima volta che ne ho parlato pubblicamente è stato insieme a te, a novembre dell’anno scorso, a Detto tra noi. Poi mi è stato richiesto in campagna elettorale dal Corriere del Ticino e forse può aver avuto un effetto diverso. Da parte mia non c’è stato alcun tipo di calcolo su questo argomento, anche perché sarebbe impossibile farlo. Se qualcuno non mi vuole votare per questo motivo, mi dispiace, è ovvio, ma non mi pento di averlo detto, perché sono convinto che i candidati vadano giudicati per le decisioni politiche che assumono e non per le scelte affettive. Quindi convivo bene con questa situazione e, anzi, rappresenta un motivo in più a sostengo della scelta che ho fatto di parlare liberamente di questo tema. Perché se queste dichiarazioni rappresentano un problema elettorale, significa che questa società ha davvero un gran bisogno di persone che esprimano liberamente il proprio modo di essere, invece che continuare a nascondersi”