I fattori favorevoli e sfavorevoli della corsa del candidato PLR al Consiglio degli Stati, dopo il deludente primo turno
di Andrea Leoni
La domanda più gettonata degli ultimi giorni è: da 1 a 10 quante possibilità ha Alex Farinelli di farcela al ballottaggio? Stavolta passo, perché sono tra coloro che credevano che il candidato PLR avesse la strada spianata verso gli Stati. I risultati del primo turno hanno invece certificato una realtà diversa rispetto al pronostico. In tanti ci siamo scottati le mani.
Quel che si può fare, però, è mettere sul tavolo qualche numero per indicare i fattori favorevoli e sfavorevoli che Farinelli troverà lungo il cammino fino al 19 novembre. Va premesso che i raffronti fra elezioni non sono mai scientifici, ma danno qualche indizio, chiamiamoli pure segnali spia, che possono aiutare a farsi almeno un’idea sulla contesa del ballottaggio.
I primi dati che balzano all’occhio sono due. Al Nazionale, rispetto a quattro anni fa, il candidato piellerre ha perso circa 2’000 voti. Mentre agli Stati ha ricevuto leggermente meno crocette che alla Camera del popolo. Se prendiamo i due principali competitor, Fabio Regazzi e Greta Gysin, scopriamo che anche loro hanno lasciato sul campo voti al Nazionale, rispetto a quattro anni fa. Regazzi pochissimi, in realtà, appena qualche centinaio, mentre Gysin molti di più, quasi 6’000. Si tratta, per tutti e tre i candidati, di schede di partito mancanti, in buona parte. Tuttavia, nella votazione per gli Stati, sia Regazzi che Gysin sono scattati in avanti: l'esponente del Centro da 24’000 a 28’000, quella dei Verdi da 14’000 a 22’000. Circa. Anche Amalia Mirante è riuscita a mettere il segno + tra Nazionale e Stati, con un saldo favorevole di 1’600 voti
Questa prima fotografia ci dice che se Alex Farinelli doveva essere la locomotiva che trascinava il PLR alla prima tornata, non lo è stato. Non va infatti dimenticato che tutti i suoi colleghi di lista hanno fatto campagna per lui, nella speranza che lasciasse libero il suo posto alla Camera bassa, a vantaggio di un neoeletto. Oggettivamente ha votato malino sia al Nazionale che, soprattutto, agli Stati. Qualcosa di significativo è andato storto, o nella valutazione della forza del candidato, o nella conduzione della campagna o in entrambe le cose.
La strada, come si evince, è in salita. A questo si sommano un altro paio di difficoltà. La prima: l’area di centrosinistra, nella quale Farinelli viene percepito, è affollata. Oltre a Greta Gysin c’è Amalia Mirante - occhio alla doppia crocetta Chiesa-Mirante, chiamiamolo per semplificare un voto anti Libera circolazione - ed entrambe combatteranno con forza la narrazione del voto utile. C’è anche la scheggia Mendrisiotto: nella regione si inizia a percepire un spinta interpartitica che pur di ottenere rappresentanza con un altro deputato, potrebbe cedere alla tentazione di votare l’imprenditore Regazzi, per spalancare le porte di Palazzo Federale al sindacalista chiassese Giorgio Fonio.
Quali sono invece i fattori che potrebbero ribaltare un quadro che oggi appare sfavorevole? Casa propria, innanzitutto. Alex Farinelli ha bisogno di fare il pieno di voti nel PLR e che i liberali radicali non spendano la seconda crocetta per Fabio Regazzi, come si può immaginare sia accaduto al primo turno da parte dell'ala destra ed economica del partito. Qui occorrerà un grosso sforzo di mobilitazione (convincere quanti più elettori ad andare a votare), comunicazione e convincimento. Basterà? Il secondo elemento che può essere incoraggiante per Farinelli è rappresentato dal distacco dal candidato del Centro, 1’500 voti appena. Non gli serve né un miracolo né un’impresa, solo una vittoria. Infine, un ultimo elemento positivo, riguarda il margine di crescita. Al primo turno Farinelli non ha certamente fatto il pieno, mentre vi è da sospettare che nell’area di centrodestra la possibilità di crescita sia più contenuta. Il tema, appunto, è sfondare nell’elettorato di centrosinistra. Deve riuscire a convincere il maggior numero di elettori progressisti possibile, che è l’unico candidato ad avere i numeri per guastare il sogno del centrodestra: l’elezione di Chiesa e Regazzi.
E a proposito di margini anche in quest’area vi sono domande in cerca di risposte. A distanza di quattro anni, Greta Gysin ha aumento di poco il suo risultato al primo turno negli Stati, 22’049 nel 2019, 22’663 nel 2023. Quanti elettori dal bacino che spinsero Marina Carobbio all’elezione alla Camera Alta, riuscirà a conquistare? E Amalia Mirante? Ha già fatto il pieno oppure ha ancora la possibilità di crescere?