"Ci sentiamo abbandonati e indignati. La Svizzera fa distinzione sugli stranieri?" La Comunità serba in Ticino prende posizione sul caso Xhaka-Shaqiri
Critiche anche ai consiglieri federali Parmelin e Cassis: "Si mettono in difesa dei giocatori che inviano provocazioni nazionaliste con un chiaro scopo pur sapendo che la Svizzera è la patria di quasi 200mila serbi, ora colpiti dal loro gesto"
LUGANO – Continuano le polemiche legate alla partita dei Mondiali in Russia tra Svizzera e Serbia conclusa con la vittoria dei rossocrociati per 2-1 grazie alle reti di Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri.
I due protagonisti si trovano al centro delle critiche per aver esultato mimando l'aquila bicipite (simbolo dell'Albania), in chiaro riferimento al conflitto etnico tra la loro nazione d'origine (il Kosovo ndr) e la Serbia.
Un gesto che ha infastidito anche la Comunità serba in Ticino, che attraverso un comunicato stampa esprime tutta la sua delusione.
"La Comunità serba in Ticino – si legge – è delusa dalla politicizzazione della partita tra Serbia e Svizzera ai mondiali in Russia. Ovvia provocazione diretta contro il popolo serbo, e quindi contro i membri della Comunità serba in Svizzera da parte di due giocatori della nazionale".
La Comunità si dice "sorpresa anche dalla reazione dei consiglieri federali Guy Parmelin (UDC) e Ignazio Cassis (PLR)", che alla NZZ am Sonntag hanno difeso e giustificato il comportamento dei due calciatori. "Consiglieri federali – prosegue il comunicato – si mettono in difesa dei giocatori che inviano provocazioni nazionaliste con un chiaro scopo pur sapendo che la Svizzera è la patria di quasi 200'000 membri della comunità serba che si sentono colpiti da queste provocazioni visto che sono rivolte direttamente contro di loro e contro il loro paese d'origine".
E ancora: "È normale che a causa del comportamento degli individui nella squadra svizzera, un cittadino svizzero, che sia di prima, seconda o terza generazione di stranieri con il passato migratorio non può permettersi di tifare per la nazionale di calcio Svizzera, anche se condividono lo stesso amore per la squadra svizzera come per la squadra che rappresenta loro paese d'origine? Sicuramente no. Teniamo presente che c'è un'enorme percentuale di membri delle altre comunità come anche quella serba che vivono in svizzera da 40-50 anni e dietro di loro hanno dei figli e nipoti ormai adolescenti, nati e cresciuti qui e che nel cuore si sentono più' svizzeri di molti altri, in questo momento si sentono abbandonati dalla svizzera e indignati dopo un evento sportivo decorato con segno che non ha niente a che vedere con la Svizzera".
"La Svizzera come ambiente multiculturale, a tutti gli effetti, non può permettersi una tale comportamento dei giocatori che rappresentano il paese in una grande competizione internazionali e indossano maglie svizzere. La Svizzera, in questo caso particolare è stata usata, sfruttata per umiliare un'altra nazione. L'ASF non deve mettersi a tacere e difendere questa provocazione politica, che alcuni rappresentanti dell'Alleanza attribuiscono semplicemente all'emozione o gioventù dei giocatori".
"Alla fine – conclude la Comunità serba in Ticino – non si può difendere un comportamento sbagliato dei membri di una comunità, abbandonando tutti i membri di tutte le altre comunità come purtroppo vediamo che è stato fatto. Questi comportamenti e provocazioni politiche orchestrate sollevano tensioni, come purtroppo si è visto dopo la partita a Zurigo, Basilea e Lucerna e questo non deve capitare. La comunità serba si domanda se ci sono stranieri di prima e di seconda classe in Svizzera? I politici svizzeri preferiscono una comunità di stranieri in particolare? Immaginiamoci una famiglia che ha adottato due figli e i genitori che preferiscono il primo figlio. Immaginate tutti come si sente l'altro bambino".