CRONACA
Tragedia di Genova, il procuratore: "Non si parli di fatalità, le responsabilità sono umane"
Francesco Cozzi ha parlato al Corriere della Sera del crollo del ponte Morandi: "Questo è il risultato di una folle distruzione del territorio"

GENOVA – “Non mi si parli di fatalità, di cattiva sorte o di accidentalità. Le responsabilità sono umane e noi le cercheremo”. Sono le parole del procuratore di Genova Francesco Cozzi che ha parlato al Corriere della Sera del tragico crollo del ponte Morandi, a Genova.

“È stata – afferma al quotidiano italiano – una roulette russa e questa cosa mi ha colpito nel profondo. Chiunque poteva trovarsi su quel ponte al momento del crollo. Tutti i genovesi ci passano almeno due o tre volte al mese, nella migliore delle ipotesi”.

Francesco Cozzi, che sul disastro del viadotto ha aperto un fascicolo omicidio plurimo colposo, ha inoltre dichiarato che “cercheremo le responsabilità, ma ora bisogna fare i conti con le vittime di questa tragedia che ha superato nel drammatico bilancio quella dei 35 marinai precipitati anni fa dal viadotto di Nervi”.

“Dobbiamo – continua – ricostruire le fasi di tutte le opere che erano in esecuzione dal punto di vista della manutenzione. Occorre capire qual è stata la causa scatenante. Si continuerà nelle ricerche fino a che non saranno stati ritrovati tutti i dispersi”.

Il procuratore ha spiegato che “esistono delle immagini del crollo”. “Le abbiamo acquisite. Possono aiutare a capire vari aspetti non ancora del tutto chiari, come il numero di macchine e camion presenti sul viadotto al momento del crollo”.

A Francesco Cozzi non risulta che “ci siano mai state indagini o denunce per il pericolo di crolli o cose del genere. Almeno non per quel ponte. C’erano delle voci, ma noi non lavoriamo sulle voci”.

“È prematura – conclude Cozzi al Corriere della Sera – qualsiasi considerazione, ma ripeto non si parli di fatalità. Questo è il risultato di una folle distruzione del territorio, della quale solo l’uomo è colpevole”.

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