Accusato di denuncia mendace e calunnia, il deputato del Movimento per il socialismo torna a parlare: "Tentativo miserabile di mettere un bavaglio a un'opposizione che non si prostra davanti ai diktat del Governo"
BELLINZONA – Non si è fatta attendere la replica di Matteo Pronzini alla denuncia penale sporta dai quattro consiglieri di Stato (Claudio Zali, Norman Gobbi, Christian Vitta e Paolo Beltraminelli) in merito alla vicenda dei rimborsi spese.
Attraverso una nota, il deputato del Movimento per il socialismo ritiene che “qualsiasi altro parlamentare degno della carica che riveste avrebbe dovuto chiedere al nuovo procuratore generale di rimettere mano ai due decreti d’abbandono firmati dal suo predecessore John Noseda”.
Pronzini ha ovviamente affrontato il tema “denuncia”, affermando che “anche il più sprovveduto dei giuristi potrebbe dirci che la querela presentata da quattro consiglieri di Stato è, dal punto di vista giuridico, penosa”.
“I consiglieri di Stato si comportano come quell’automobilista che, richiamato da un agente di polizia per aver parcheggiato nel posto disabili, se la prende con l’agente querelandolo. Siamo a questo punto”.
Secondo il deputato MPS, si tratta di “un tentativo, miserabile, di mettere un bavaglio ad una opposizione e che non si prostra davanti ai diktat del Governo. E non solo su questioni di carattere politico, ma anche su temi che hanno una rilevanza etica fondamentale e attengono al rispetto delle leggi che, per primi, i membri del Governo dovrebbero praticare”.
“I querelanti – conclude Matteo Pronzini nella sua presa di posizione – dimostrano di avere lo spessore istituzionale della carta velina. Il rispetto della legalità non è forse una questione importante? Strano modo di riflettere da parte dei paladini della democrazia liberale".