CRONACA
Caso Daprelà, scende in campo il presidente Renzetti: "La distorsione della comunicazione potrebbe portare a condannare il giocatore per tentato omicidio"
È arrivata in mattinata la presa di posizione del patron bianconero: "L'intervento di Fabio venga considerato per quello che è, cioè un normale contrasto di gioco, magari fuori tempo ma senza la volontà di ferire l'avversario"

LUGANO – Il “caso Daprelà” sta tenendo banco su gran parte dei media nazionali. Negli ultimi giorni, sull’intervento del difensore del Lugano all’attaccante del San Gallo Cedric Itten se ne sono dette di tutti i colori.

A parlare, dopo giorni di silenzio, è il presidente del club bianconero Angelo Renzetti. Attraverso una presa di posizione apparsa in mattinata sul sito ufficiale, il tifoso numero uno dei bianconeri si è, ovviamente, schierato dalla parte del proprio giocatore.

“Visto che finora del cosiddetto “caso Daprelà” hanno parlato in molti, anche a sproposito, lasciatemi dire la mia”, ha esordito Renzetti.

“Come tutte le persone – continua – presenti alla partita tra San Gallo e Lugano non ho avvertito nell’immediato la gravità della situazione. Arbitro, giocatori delle due squadre, panchine e pubblico hanno vissuto l’entrata del nostro difensore come un normale intervento di gioco, magari un tantino fuori tempo, ma nel tentativo di fermare il pallone che l’avversario stava cercando di calciare verso la porta luganese. Nulla di meno e nulla di più”.

“Poi – chiarisce Renzetti – a fine partita, la serietà dell’infortunio occorso a un giovane e promettente attaccante nei quadri della nazionale, Cedric Itten, che è anche il bomber del San Gallo, ha fatto scattare una campagna di criminalizzazione senza precedenti”.

“Dirigenti, ex calciatori e giornalisti specializzati sembra abbiano perso il lume della ragione, qualcuno è arrivato ad affermare che Daprelà “dovrebbe smettere di giocare a calcio” o “togliersi dalla circolazione””.

Il presidente del Lugano spiega che “persino in un documento ufficiale federativo si sostiene che “il giocatore del Lugano non aveva nessuna possibilità di giocare la palla”. Pare di essere su “Scherzi a parte” se non ci fossero di mezzo una giovane promessa gravemente infortunata e un professionista di 27 anni che ha giocato in Svizzera, Inghilterra e Italia, oltre che nella nazionale U21 rossocrociata, senza un’espulsione”.

Angelo Renzetti chiede che “l’intervento falloso venga giudicato per quello che era: un tentativo purtroppo scoordinato e con troppa foga agonistica di giocare il pallone, ma non di certo con la volontà di colpire o ferire l’avversario”.

“E – afferma – che se Daprelà debba venir squalificato lo sia, ma senza attitudine giustizialista e vendicatoria. La sensazione è che invece, sulla spinta delle proteste dei dirigenti sangallesi, comprensibilmente amareggiati per aver perso il loro cannoniere e della stampa “che fa opinione”, le emozioni prevalgano sulla ragione”.

“La distorsione – prosegue Renzetti – della comunicazione alla quale si è assistito in questi giorni potrebbe portare a inquisire e condannare il difensore bianconero non per un fallo di gioco, ma per tentato omicidio”.

Il patron del FC Lugano conclude la personale presa di posizione dicendo che “se i giudici dovessero lasciarsi guidare dalle emozioni, farebbero felici taluni oltre San Gottardo, ma non garantirebbero una buona giustizia”.

Nel frattempo, la Commissione arbitrale della SFL ha sospeso provvisoriamente, senza possibilità di ricorso, Fabio Drapelà per due turni.

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