Lo chiedono otto gran consiglieri attraverso una richiesta di risoluzione inviata oggi all'Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio
BELLINZONA – In Ticino, da qualche mese a questa parte, si sono moltiplicati i casi di furti e vandalismo nei confronti di oggetti di devozione popolare come cappelle o statue.
Un'inciviltà di ignoti che, oltre alla popolazione ticinese, preoccupa anche i gran consiglieri Giorgio Fonio, Maurizio Agustoni e Luca Pagani, il socialista Henrik Bang, la verde Claudia Crivelli Barella, il leghista Giancarlo Seitz, il liberale Giorgio Pellanda e il rappresentante de La Destra Sergio Morisoli, firmatari di una richiesta di risoluzione trasmessa oggi all'Ufficio Presidenziale del Gran Consiglio.
“Negli ultimi mesi – si legge nel testo –, nel Cantone Ticino si sono moltiplicati atti di vandalismo nei confronti di oggetti di devozione popolare come cappelle o statue. Al di là delle motivazioni che hanno animato gli autori di tali vandalismi è bene ricordare che questi atti, oltre che puniti in modo specifico dall’art. 261 del Codice penale svizzero (che sanziona il “Perturbamento della libertà di credenza e di culto, segnatamente la profanazione di un luogo e di un oggetto di venerazione religiosa”), sono fonte di amarezza per le tante persone che in quei luoghi trovano conforto e sollievo”.
“La Costituzione federale – sottolineano gli otto gran consiglieri, – garantisce ad ognuno il diritto di scegliere liberamente la propria religione e di professarla individualmente o in comunità. Ogni vandalismo nei confronti di qualsiasi luogo od oggetto di culto – tracciare una svastica in un cimitero ebraico, sfregiare di una statua votiva, ecc. – offende una delle libertà più preziose di uno stato democratico e laico, che è la libertà di credo e di coscienza”.
Giorgio Fonio e colleghi desiderano che "il Gran Consiglio, richiamata l'importanza di tali principi per la pacifica convivenza sociale, condanni fermamente ogni atto contrario alla libertà religiosa e invita gli autori di questi vandalismo a fermarsi e riflettere sulla tristezza che tali atti hanno provocato".