CRONACA
L'inutilità degli slogan e i "santini" a cui non si riesce a rinunciare. La campagna elettorale vista da Michel Ferrise: "Ogni quattro anni il Ticino esce dal letargo"
Il noto pubblicitario locarnese parla a tutto tondo: "Gli slogan? Servono a riempire il cartellone. La cravatta non è sempre sinonimo di politica. E sempre più candidati al Parlamento investono sulla propria immagine..."

LOCARNO – Da qualche giorno a questa parte, tutti i partiti e i relativi candidati hanno dato ufficialmente il via alla campagna elettorale in vista delle elezioni cantonali del 7 aprile, quando i ticinesi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Governo e il Parlamento.

A pochi mesi dall'evento segnato in rosso sui calendari di gran parte dei ticinesi, per i politici in gioco è quindi una gara a chi si accaparra più consensi tra la popolazione a suon di slogan, comizi, cene e... i 'classici' santini. Ma si tratta di una campagna infuocata oppure no? Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con il noto pubblicitario Michel Ferrise, titolare dell'omonima agenzia di comunicazione che in passato ha curato le campagne di PLR, UDC e del PPD di Locarno.

"Per me – dichiara a Liberatv – non è una campagna elettorale più o meno smorta delle altre. È sostanzialmente in linea con quelle degli ultimi anni. C'è, però, un problema di fondo: come sempre sembra che il Ticino esca dal letargo ogni quattro anni, in concomitanza, appunto, con le elezioni. Fino a due mesi fa, sembrava che nel nostro Cantone non esistevano problemi. Ora, invece, sembra che il Ticino abbia un sacco di problemi, che tutti vogliono risolvere. Per capirlo basta dare un'occhiata alle pagine dei quotidiani o 'farsi un giro' su Facebook...".

'Santino' sì, 'santino' no. 

"Quando mi capita di lavorare con i politici impegnati in campagna elettorale – continua Ferrise – io sconsiglio sempre il 'santino', ma alla fine è uno strumento a cui nessuno riesce a rinunciare. Sembra quasi che senza santino non si possa far politica, ma da una parte hanno anche ragione loro".

La politica nell'era dei social network

Il sempre più diffuso uso dei social (Facebook, Instagram, Twitter e simili) ha cambiato radicalmente il modo di fare politica anche in Ticino. Un aspetto, questo, che secondo il creativo locarnese può rivelarsi un arma a doppio taglio. "Il discorso social è l'aspetto dei nostri politici che più mi lascia allibito. In molti credono che Facebook sia diventato l'unico canale mediatico dove bombardare la gente. Lì pensano di trovare tutti, ma non sanno che può essere un'arma a doppio taglio. Diciamocelo senza giri di parole: se un politico riceve 10 mi piace a un post pubblicato non è un bel segnale. È chiaro che Facebook può essere uno strumento importante ai fini della campagna, ma bisogna utilizzarlo con le pinze. E qui torniamo a un 'problema' esposto precedentemente: è inutile improvvisarsi paladino della giustizia ticinese soltanto negli ultimi tre mesi...".

La componente simpatia e lo scetticismo sugli slogan

Più che su slogan e promesse, secondo Ferrise i candidati devono giocare sulla componente 'simpatia'. "Chi vuoi che ti voti se non risulti simpatico? Bisogna risultare simpatico all'elettorato perché la gente vota d'impulso". È uso comune per partiti e candidati racchiudere la campagna elettorale in uno slogan di poche parole. Abbiamo chiesto al noto pubblicitario se la 'lotta' allo slogan più efficace può essere un' 'arma' in più in vista delle elezioni. "Io – afferma – sono molto scettico sugli slogan. Perché con gli slogan si vanno a fare delle promesse che poi, lo sappiamo tutti, difficilmente vengono mantenute. Io sono dell'idea che un candidato, per essere eletto, debba aver lavorato bene negli ultimi quattro anni. Non solo negli ultimi mesi prima che il popolo si esprima. Gli slogan, a mio avviso, servono solo per riempire un cartellone pubblicitario. La maggior parte dei candidati pensano che senza slogan non si può fare la campagna, ma questa è una mentalità sbagliata del Ticino".

"La cravatta non è sinonimo di politica"

Da qui ad aprile saranno molti i politici che faranno stampare la propria fotografia con relativo numero di lista per poi usarla come manifesto sui cartelloni pubblicitari a bordo strada e non solo. L'occhio, chiaramente, vuole la sua parte. Ma anche in questo caso esistono dei preconcetti ben chiari in Ticino. "Trovo – afferma Ferrise – che la stragrande maggioranza dei manifesti in giro per il Cantone siano tutti uguali.  Tutti con il sorriso e cravatta, ti trovi gente che non ha mai messo la cravatta in vita sua. Mi chiedo perché lo fanno: un politico deve rappresentare la sua personalità nella vita di tutti i giorni.  Non per forza la cravatta è sinonimo di politica...".

La campagna elettorale sul web

Non è di certo raro, in questo periodo, trovare banner pubblicitari sui portali online dedicati a uno o più candidati. Seguendo l'avanzare della tecnologia, i cosiddetti banner sono una buona strategia per "restare di più nella testa degli elettori. Il web, infatti, offre grande visibilità, ma un candidato al Consiglio di Stato o al Gran Consiglio non può concentrarsi esclusivamente su quello. Deve fare un po' un mix di marketing: cioè la classica cartellonistica e le lettere/opinioni sui giornali".

Tendenze che cambiano: anche i candidati al Parlamento investono di più

Navigando in internet o sfogliando i giornali ci si imbatte in "pubblicità" di candidati al Gran Consiglio. Rispetto ad anni fa, quando gran parte dello spazio era dedicato ai candidati per il Governo, la tendenza sembra cambiata. "È vero – conferma Ferrise –. Adesso anche i candidati al Gran Consiglio investono di più sulla propria immagine. Vuoi perché hanno i mezzi finanziari per farlo, vuoi perché ci credono per davvero. Anche se bisogna dire che in molti figurano sulla lista solo per riempire la scheda del proprio partito..."

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