Il Consigliere Nazionale leghista esprime il proprio disaccordo su Facebook: "Perché questa foffa dovremmo processarla, e poi mantenerla in carcere a nostre spese, invece di estradarla?"
BERNA – "Il terrorista Lojacono Baragiola va consegnato alla giustizia italiana". È quanto chiedeva il Consigliere Nazionale leghista Lorenzo Quadri tramite una mozione inoltrata al Consiglio Federale, che nei giorni scorsi si è espresso sul tema affermando che "non si ritiene opportuno modificare le disposizioni vigenti. Il principio secondo cui gli Stati non estradano i propri cittadini è sancito nella maggior parte dei sistemi giuridici europei. Il motivo principale risiede nel fatto che i reati commessi all'estero sottostanno sempre alla sovranità del Paese di origine".
Il CF motiva la decisione spiegando che "nel caso Lojacono Baragiola un procedimento penale è stato avviato in Svizzera nel 1988 su domanda dell'Italia. Lojacono Baragiola è stato condannato nel 1989 a una lunga pena detentiva, in seguito scontata. Per quanto concerne altri presunti reati risalenti al periodo 1975-80, il procedimento è stato abbandonato per mancanza di prove; anche una sentenza pronunciata in contumacia in Italia nel 1996 non ha potuto essere eseguita, perché riguardava un reato commesso prima dell'entrata in vigore dell'AIMP, il 1° gennaio 1983, e perché la legge non poteva essere applicata retroattivamente".
È escluso, quindi, che oggi possa "nuovamente verificarsi un caso simile. La Svizzera dispone di sufficienti basi legali per tradurre in giustizia gli Svizzeri che hanno commesso un reato all'estero ma che non possono esservi estradati in ragione della cittadinanza".
Una decisione accolta negativamente da Quadri che su Facebook esprime il proprio disaccordo. "Come ampiamente prevedibile – scrive –, il Consiglio Federale non ne vuole sapere di consegnare all'Italia il terrorista Alvaro Lojacono (Baragiola). Nel Belpaese Lojacono ha varie condanne da scontare, tra cui un ergastolo. Però rimane a piede libero in quanto latitante in Svizzera. Dove beneficia pure del pubblico impiego e rilascia interviste, neanche fosse un "maître à penser"".
"Evidentemente – continua – la famosa “reputazione internazionale della Svizzera” viene evocata dai politicanti solo quando si tratta di calare le braghe davanti ad un qualche Diktat o standard internazionale, cedendo sovranità ed indipendenza. Ospitare terroristi rossi latitanti in Italia invece non pone problemi alla reputazione elvetica, anzi! Preoccupante, poi, che il CF minimizzi alla grande la “tegola” che sarà costituita, nel prossimo futuro, dai terroristi islamici che hanno ottenuto il passaporto rosso grazie alle naturalizzazioni facili. Che ci siano gli strumenti legali per tradurli comunque in giudizio, è tutto da dimostrare.".
Infine, Quadri si chiede "perché questa foffa dovremmo processarla, e poi mantenerla in carcere a nostre spese, invece di estradarla?".