Alla sbarra i due genitori che per anni hanno abusato, filmando tutto, dei figli. Devono rispondere di violenza carnale, incesto, coazione sessuale, atti sessuali con fanciulli e pornografia dura
LUGANO – Si è aperto oggi a Lugano uno dei processi più attesi e più sconvolgenti. Alla sbarra infatti due genitori che per anni e anni hanno abusato, filmando il tutto, dei figli. Le ipotesi di reato a carico dei due sono di violenza carnale, incesto, coazione sessuale, atti sessuali con fanciulli e pornografia dura. Da brividi, anche solo a raccontarlo.
Il padre, un 50enne, sinora si sarebbe mostrato, nel corso dell’inchiesta, a tratti arrogante e a tratti arrendevole. In aula, in lacrime, a parlare è stata la madre, una 45enne. “L’idea è stata sua”, ha detto in lacrime. L’orrore è iniziato quando i figli avevano rispettivamente 3 e 7 anni fino a tre anni fa quando la ragazza ebbe il coraggio di denunciare. Con lei i due, che ora stanno concordando il divorzio, non parlano più, o meglio la giovane si è allontanata, al contrario del ragazzo che ha scelto di rimanere accanto ai genitori in questi anni.
Il tutto partì con delle foto osé, ha detto la donna. Non si è mai opposta per paura di perdere il marito che vedeva come un punto di riferimento. “L’ho fatto per puro egoismo, mettendo da parte l’educazione dei ragazzi. È vero, i nostri figli erano degli oggetti al servizio del nostro piacere”, è stata la sua ammissione-shock.
Eppure, quando certi atteggiamenti toccavano lei, la donna, l’ha incalzata il giudice, si opponeva. Mentre se ai figli veniva chiesto di toccare il seno alla mamma o il pene al papà, no. Il motivo non lo sa nemmeno lei, ha ammesso. Ha poi preso la parola l’uomo. Italiano, si era trasferito in Ticino, avviando un’attività con una macelleria. Al termine della presumibile condanna, vuole “tornare in Italia dai genitori e cercare il perdono della figlia”, a cui erano rivolte le sue attenzioni, dai toccamenti ai rapporti completi, con tanto di film. Anche la madre spiega di aver scritto una lettera alla ragazza (che si trova in un foyer e non si sente nemmeno con nonni e zii), senza risposta, e conta sul figlio per riavvicinarsi a lei.
“Il primo episodio – racconta l’uomo – è avvenuto nel 2002. Confermo i fatti, ma contesto il numero degli atti. Saranno stati una ventina, non oltre i 130”, come ha riferito la moglie in aula. Incalzato sugli orrendi fatti dal giudice Amos Pagnamenta, il 50enne racconta di non essersi “reso conto di quello che facevo. Mi sento in colpa”.
Poi la confessione choc: “Io non ho mai avuto un rapporto completo con mia figlia. Ho fatto dei giochi erotici solo con lei. Ero arrivato a un punto che sentivo di aver maturato un certo interesse sessuale nei suoi confronti”.