La difesa della donna chiede una pena massima di sei anni. La donna in aula: "Non potrò mai perdonarmelo". La sentenza attesa per le 17
LUGANO – Oggi la parola nel processo ai genitori mostri che per oltre un decennio hanno abusato dei figli passava alle difese. Un compito senza dubbio difficile, dopo le rivelazioni sconvolgenti uscite nei giorni scorsi.
Anche il legale della madre, per cui l’accusa ha chiesto 14 anni e 6 mesi, ha spiegato come il suo sia un compito difficile. Ha ricostruito l’ambito familiare da cui proviene la donna, cresciuta senza affetto, per far capire il grado di attaccamento al marito, la prima persona che si è presa cura di lei. Tanto da creare un mondo in cui esistevano solo loro due. A sua volta però non ha dato affetto ai figli, mostrandosi egoista.
In carcere pare aver capito il suo “fallimento come moglie e come madre. Non si perdonerà mai, sa di meritare la detenzione”.
Per lei la difesa chiede una pena massima di sei anni. “Non mi potrò mai perdonare per aver tolto ai miei figli la serenità, l’individualità e il rispetto che spettava loro. Avrebbero dovuto avere una madre piena di amore”, ha detto la donna.
Forse ancor più difficile la requisitoria dell’avvocato del padre, che prima di tutto ha cercato di ridimensionare il numero degli abusi da centotrenta a una ventina. Complicato interpretare il comportamento in modo logico, è stato spiegato. Ma si nega che con la figlia ci siano stati rapporti completi ed anche il fatto che i ragazzi non avrebbero avuto pressione psicologica o silenzio imposto: dunque, l’uomo andrebbe prosciolto dal reato di coazione sessuale e essere punito per atti sessuali con fanciulli. La difesa chiede dunque al massimo sei anni, precisando che “c’è il rischio di punire l’imputato non per le sue reali responsabilità bensì come monito o per soddisfare l’opinione pubblica”.
Anche il padre ha voluto rivolgere le sue scuse ai figli, per la “cicatrice indelebile” che tutti porteranno per l’intera vita.
La sentenza è attesa per le 17.