CRONACA
Lo sfogo di un dipendente di Lugano Airport: "Non vogliamo compassione, vogliamo rispetto"
In un lungo post pubblicato su Facebook, un collaboratore dello scalo esterna i suoi sentimenti all'indomani dei licenziamenti cautelativi: "Da Verdi e socialisti capricci irrispettosi e irresponsabili"
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Il posto di lavoro dei dipendenti di Lugano Airport nelle mani degli elettori

10 FEBBRAIO 2020
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LUGANO - "Innanzitutto vorrei ringraziare a nome dei miei colleghi di Lugano Airport per la solidarietà manifestata nei confronti di 74 persone e famiglie che vedono seriamente a rischio il proprio futuro per i capricci irrispettosi e irresponsabili di Verdi e Socialisti”.

Comincia così un lungo post pubblicato su Facebook, scritto da uno dei dipendenti dell’aeroporto di Lugano. Un post profondo, articolato, pieno di spunti e di sentimenti, che giunge all’indomani della decisione del Consiglio d’Amministrazione di LASA d’inviare i licenziamenti cautelativi a tutto il personale. Le disdette saranno valide da fine aprile se il referendum lanciato da Verdi e PS vincerà in votazione popolare, altrimenti saranno cancellate. Il CdA di LASA ha dovuto prendere questa decisione poiché la legge glielo impone, considerato che senza i soldi stanziati dal Consiglio Comunale di Lugano e dal Gran Consiglio, non ci saranno più i fondi per pagare per gli stipendi, con il conseguente fallimento della società.

Ma torniamo al post del dipendente, che si rivolge direttamente agli elettori che saranno chiamati a decidere il suo futuro lavorativo e quello dei suoi colleghi: “Non è di noi che dovete preoccuparvi. O meglio, come ho già rispettosamente chiarito ai giornalisti che me lo hanno chiesto, purtroppo, nel nostro Ticino, ci sono molte altre persone che ogni giorno perdono il lavoro: di queste nessuno parla, nessuno saprà mai niente, nessuno esprimerà loro un briciolo di solidarietà. Dunque, noi di Lugano Airport siamo dei privilegiati, in un certo senso, per il semplice fatto che di noi si parla, di noi ci si sta interessando.  Ma sia ben chiaro: noi non vogliamo compassione, non vogliamo solidarietà, vogliamo rispetto. A tutti coloro che ci hanno sminuito, e anche insultato, additandoci come fannulloni incapaci e immeritevoli, noi abbiamo risposto col silenzio”.

“Ecco - prosegue il dipendente - forse è stato questo il nostro errore. Il nostro e di tutti coloro che giornalmente ci rincuoravano dicendoci "Vedrai che tra un po' si riparte", essi stessi convinti della profonda assurdità della proposta di Verdi e Socialisti.  Ieri, invece, ci siamo finalmente risvegliati. In un mondo in cui l'assurdo, l'inimmaginabile, a volte può diventare vero. Tutto d'un tratto, coloro che dicevano "Vedrai che tra un po' si riparte", si sono accorti che a rischio non ci sono solo tanti posti di lavoro, di cui potremmo anche fregarcene, volendo essere cinici.  La verità, è che sul piatto c'è il futuro dei nostri figli, della nostra terra. In gioco ci sono questioni come l'ecoonomia, il turismo, l'attrattività e il prestigio del nostro cantone. A cosa serve organizzare eventi artistici, conferenze mediche e scientifiche, a che serve un'offerta turistica così ampia, se poi non abbiamo una mobilità che permetta l'afflusso di persone verso questi centri di interesse? Che cosa vogliamo che sia il sostegno finanziario di qualche milione, sì è vero sono tanti soldi, in cambio di un indotto economico di centinaia di milioni di cui beneficia tutto il cantone?”

“È giunto il momento ci scegliere: che cosa vogliamo essere?  Fate la vostra scelta, ma fregatevene di noi. Il Ticino conta molto di più di una manciata di posti di lavoro”, la conclusione del post.

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