Tra i firmatari della petizione lanciata negli scorsi giorni anche Hitler e Tex Willer
COMANO - I promotori della petizione lanciata negli scorsi giorni, per opporsi alla ristrutturazione di Rete Due, parlano di una valanga di firme. Settemila in pochi giorni, addirittura. Ma sarà davvero così? Più di un dubbio viene leggendo quanto pubblicato stamane su Facebook da Maurizio Canetta. Il direttore della RSI ha infatti pubblicato degli screenshot dove tra i firmatari appaiono anche Adolf Hitler e Tex Willer.
“Una piccola nota - scrive Canetta - sulla petizione online e sul valore delle cifre. Si può firmare quante volte si vuole Si possono dare nomi di fantasia. Si deve indicare un numero di avviamento postale che può essere fasullo. La lista dei firmatari è stilata secondo nome e iniziale del cognome. Molte e molti hanno firmato con convinzione e vanno ascoltati. Ma su Hitler e Willer…qualche dubbio l’avrei. Su quanti altri?”.
Precisato questo, il direttore della RSI, spiega in cosa consiste la ristrutturazione: “La radio perde ascoltatori, questo è un dato di fatto. Le generazioni giovani ascoltano audio, ma non la radio e anche in molte altre fasce di pubblico c’è un consumo di audio sempre più differenziato. Noi dobbiamo raggiungere il pubblico dove il pubblico va ad ascoltare audio. Abbiamo tre reti, di cui due (la uno e la tre) hanno a volte delle sovrapposizioni. Rete Tre, nata come Rete per i giovani, oggi ha un pubblico di età media attorno ai 42 anni. Il progetto su cui stiamo lavorando prevede che Rete Uno diventi una rete di cultura, informazione e sport, Rete Due una rete prevalentemente musicale (con la giusta e forte attenzione alla musica di qualità, alla classica e al jazz), di attualità culturale e di eventi (concerti, teatro, conferenze e simili). Rete Tre diventerà la rete dell’intrattenimento, ovviamente con accenti di società secondo i canoni e il mandato di servizio pubblico”.
“Naturalmente - conclude Canetta - questo progetto (ancora in divenire) prevede un grande cambiamento: per quanto riguarda la cultura si tratta di offrirla allo stesso modo (in termini di qualità e rigore) su piattaforme e reti diverse.La petizione parte da un assunto parziale, cioè dalla definizione di Rete Due, non tiene minimamente conto della Rete Uno e dell’offerta digitale, dunque di una visione complessiva, nella quale la cultura in tutte le sue ramificazioni deve trovare spazi e tempi consoni. Certo, parlare a un pubblico più largo significa avere un approccio diverso, ma dire che questo è uno smantellamento, significa non avere fiducia nelle persone che oggi si occupano di cultura alla radio e che domani lo faranno alla radio e sulle piattaforme digitali.Naturalmente c’è anche un aspetto finanziario, perché siamo chiamati a risparmiare undici milioni in quattro anni e questo progetto ha in parte anche questo mandato. Ma sarà un sacrilegio se io offro una trasmissione di cultura su Rete Uno e ne passo alcuni elementi rilavorati sulla Due? Oppure se da un podcast di un’ora che descrive lo sviluppo della ricerca nell’ambito del colesterolo, estraggo gli elementi importanti ed essenziali per proporli sulla Rete Uno? Io credo di no”.