Il trend è in continua crescita in Svizzera e in particolare in Ticino. La campagna Suva chiede di fermarsi quando si nota un pericolo, ma in realtà in pochi la rispettano per timore. Il sindacato chiede interventi
BELLINZONA - L'ultimo in ordine di tempo è stato quello che ha coinvolto un operaio italiano 54enne a Paradiso, schiacciato da un materiale gettato da un piano più elevato: gli incidenti mortali, soprattutto in Ticino, negli ultimi anni sono in aumento. E Unia è preoccupata, ritiene che "sia urgente e indispensabile promuovere un altro tipo di cultura imprenditoriale rispetto a quello che impone di lavorare sempre e a qualsiasi costo. A maggior ragione di fronte all’attuale situazione di pandemia, che ha ulteriormente acuito i problemi".
Il sindacato non ha dubbi sui motivi della continua crescita degli infortuni mortali, che sebbene sia particolarmente marcata nel nostro Cantone esiste anche in Svizzera: "da tempo assistiamo ad una costante crescita dei ritmi di lavoro, della produttività e della flessibilità, dettata dal contesto di concorrenza sfrenata e brutale che provoca la corsa al minor prezzo, tagli di personale e il mancato rispetto di elementari concetti di sicurezza".
Rivela come da un sondaggio che ha coinvolto 12mila lavoratori edili e capi muratori, 3/4 di loro definisce come un’importante fonte di stress e una minaccia per la qualità e la sicurezza del lavoro "la crescente pressione dei termini di consegna delle opere, che i committenti vogliono far rispettare a tutti i costi, anche quando non sono realistici sin dall’inizio. E durante questa pandemia, a partire dalla fine del lockdown della scorsa primavera, questa dinamica ha subito un’ulteriore accelerata: si lavora come matti, in qualsiasi condizione e a qualsiasi costo, come dimostra anche la fallimentare implementazione delle misure di protezione dal virus sui cantieri, di cui dà conto un sondaggio realizzato da Unia lo scorso autunno. A pagarne il prezzo più elevato sono ovviamente i lavoratori".
Esistono le campagne di Suva, che Unia ritiene ben organizzate, che chiedono lo stop in caso di pericolo (ovvero: "secondo cui in caso di mancato rispetto di una regola vitale il lavoratore ha il diritto e il dovere di sospendere il lavoro e di riprenderlo solo dopo aver eliminato il pericolo"), ma non bastano. La paura di perdere il posto di lavoro, infatti, "prende il sopravvento e induce ad assumere e ad accettare rischi per la propria incolumità in sé inaccettabili. I lavoratori sono stanchi di finire sul banco degli imputati e di vedere confusa una presupposta colpevole “negligenza” con un sistema di lavoro che in realtà li obbliga e li spinge in una direzione purtroppo ben precisa".
Come agire? Il sindacato chiede che "le organizzazioni padronali, le imprese, i committenti e gli organismi di controllo si assumano fino in fondo le rispettive responsabilità per garantire la sicurezza e la tutela della salute sui cantieri e compiano tutti gli sforzi necessari a invertire la preoccupante tendenza osservata nell’ultimo decennio".