L'imprenditore entra a gamba tesa nel dibattito sugli episodi dello scorso weekend a Lugano: "Una volta era una Città sicura..."
LUGANO - I gravi fatti di violenza avvenuti sabato sera alla Foce continua a far discutere la politica e la società civile. Il quesito centrale al centro della discussione, è se c’è una correlazione tra le restrizioni legate alla pandemia e la guerriglia andata in scena nel weekend luganese. Se Norman Gobbi e Michele Bertini hanno fatto questa associazione, oggi il Corriere del Ticino ha pubblicato un’opinione di Riccardo Braglia che va nella direzione opposta.
“Pensiamo davvero che i ragazzi siano disagiati in seguito alla situazione creatasi con la pandemia? E cosa dire dei nostri genitori e nonni che hanno vissuto 5 anni di Seconda guerra mondiale? Forse più che teatro del disagio è stato un teatro della maleducazione, non rispetto delle leggi e mancanza di disciplina nei confronti di chi può essere a rischio di contagio per un assembramento ingiustificato e ingiustificabile!”, scrive l’imprenditore abbracciando le tesi espresse negli scorsi giorni dal sindaco Marco Borradori.
“Questa mancanza di rispetto - argomenta Braglia - deriva molto probabilmente da una mancanza di educazione familiare a monte o dalla permissività di una famiglia inesistente. Altro fattore é la carenza di disciplina nella scuola attuale che permette tutto ai ragazzi, compreso il non rispetto degli insegnanti e della scuola stessa. Comunque, le carenze delle famiglie, della scuola e di una parte della classe politica non devono mai essere scuse per giustificare con il «disagio» questo gruppo di teppisti aggressivi e violenti verso le forze dell’ordine”.
“Purtroppo - annota ancora l’imprenditore sul CdT - quella di sabato non é un episodio isolato: ci sono stati i casi di Molino Nuovo, della stazione e delle corse in auto nei posteggi dei centri commerciali... Ma gli sballati ci sono sempre stati e forse sempre ci saranno. Quello che non é accettabile né allora né oggi sono il permissivismo e l’accettazione facile di questi eventi da parte di certi media e di una parte della classe politica che vogliono trovare sempre le giustificazioni e le colpe di altri: la crisi economica, il posto di lavoro, lo stress degli esami..."
“Una volta - termina Braglia - Lugano era una città sicura, libera e accessibile a tutti anche di notte. Oggi è diventata come molte altre città d’Europa dove tutto è permesso e dove il rispetto e la disciplina sono ahimè morti!”