Intervista al giornalista RSI, autore di 'Lugano, la bella sconosciuta': "C'è l'imbarazzo della scelta. Neanche Borradori sapeva che..."
LUGANO – Lo sapevate che anche a Lugano c'è una Statua della Libertà? E che sul lago si sono combattute sanguinose battaglie navali? E sapevate che l'undicesimo Papa di Roma era mezzo siriano e mezzo luganese? Sono solo alcune delle domande ruotano attorno alla nuova opera del giornalista RSI Jonas Marti, autore di 'Lugano, la bella sconosciuta' edito da Fontana Edizioni.
Jonas, da cosa nasce questa tua voglia di far conoscere una Lugano insolita?
"Sono sempre stato curioso, sin da ragazzo. Mi è sempre piaciuto osservare, esplorare, conoscere. Quando da piccolo andavo in città, leggevo le targhe, per esempio quella in via Canova che ricorda Giovanni Taglioretti, morto a 31 anni durante lo scontro con i Cisalpini. La curiosità si è poi trasformata in passione, ho studiato la storia del territorio in cui sono nato e abito, ho fatto ricerche. E ho scoperto luoghi, vite e vicende insolite, alcune straordinarie, molto spesso sconosciute. Mi sono detto: queste storie meritano di essere conosciute da tutti. E così mi sono messo a scrivere".
Impossibile non chiederti della Statua della libertà ‘luganese‘. Svelaci di più...
"È una statua che si trova sopra la facciata del municipio da quasi due secoli. In realtà non rappresenta la libertà ma la religione. L’ha realizzata lo scultore Francesco Somaini di Maroggia e assomiglia tantissimo alla celebre Statua della Libertà che svetta sulla rocciosa Liberty Island al centro della baia di Manhattan. Eppure è antecedente, risale al 1844, quarant’anni prima di quella newyorkese. Chi l’ha mai guardata con attenzione? Credo davvero pochissimi, persino il sindaco Marco Borradori - che di lì passa ogni giorno - mi ha confessato scherzosamente di non averci mai fatto caso. Ecco, questo è l’intento del mio libro: è un invito ad osservare la nostra città, e in generale tutto il Luganese, con occhi diversi, con una angolatura e una prospettiva diversa e scoprire così decine di tesori nascosti. E talvolta misteriosi".
Come definiresti la tua opera con pochi aggettivi?
"Dovremmo chiederlo ai lettori. Comunque ci provo: curiosa (ecco che torna questa parola, che deriva dal latino “cura” che significa interessamento attento e sollecito, desiderio irrequieto di cercare e sapere i fatti). Poi insolita e avvincente. Quest’ultimo aggettivo è più una speranza che una certezza. Ma mi incoraggiano le parole di una lettrice che non conosco e che mi hai mandato una email proprio ieri. Mi ha confidato di aver letto il libro tutto d’un fiato. In fondo era questo il mio desiderio: raccontare il territorio, la sua Storia e le sue storie, con rigore storico, ma al contempo in modo leggero, fresco, originale".
Quale curisiosità/storia merita una menzione d‘onore?
"Ce ne sono così tante… Per esempio scoprire che esiste l’”alfabeto di Lugano”, il più antico alfabeto della Svizzera. Che sul lago di Lugano ci sono state sanguinose battaglie navali, che un papa degli albori del Cristianesimo era mezzo siriano e mezzo luganese (ed è morto martire), che la parola italiana “mucca” è stata pronunciata per la prima volta a Lugano e che durante la peste la città fu recintata con assi di legno e chi osava scavalcarle abusivamente veniva lapidato, altro che COVID… Il nostro territorio è ricchissimo e sono davvero numerose le storie: c’è solo l’imbarazzo della scelta".
Quale è stata la parte più affascinante di questo lavoro? Quanto tempo ci ha richiesto?
"La parte più affascinante è stato il lavoro di ricerca. Percorrere il territorio, guardare, scoprire, sorprendersi come un bambino, meravigliarsi, fotografare. E poi documentarsi, fare ricerche serie e approfondite e magari, in qualche caso, avere la fortuna di trovare un documento inedito. È stato un intensissimo ma bellissimo anno di lavoro".
Uscito da pochi giorni, il libro sta riscuotendo un buon successo. Te lo aspettavi?
"Se devo essere sincero un po’ me lo aspettavo. Sia chiaro, non perché l’ho scritto io che in fondo, come avrebbe detto Gianni Brera, sono solo un “umile portatore di cronache”. Ma perchè Lugano è una città che ha davvero tanto da dare, e se guardata con il giusto sguardo può affascinare molto. Sapete come definiva Lugano il premio Nobel Eugenio Montale? In una intervista alla RSI disse che Lugano è una “straordinaria pépinière”, un semenzaio. Con il mio libro ho cercato di raccogliere una manciata di questi meravigliosi semi, e ho trovato uno scrigno pieno di tesori".
La biografia
Jonas Marti (1986) è giornalista alla Radiotelevisione svizzera, dove si occupa di attualità internazionale e cultura. Per il Telegiornale è stato più volte inviato speciale in Medioriente, compiendo reportage dall’Iraq, dalla Turchia, dal Libano, da Israele e dai Territori Palestinesi. Ha inoltre ideato le Meraviglie della Svizzera, un format televisivo che vuole far scoprire al grande pubblico luoghi e vicende curiose che caratterizzano la storia elvetica. Laureato in lettere e storia a Bologna, collabora con riviste e giornali, dove scrive soprattutto di storia locale. Con Lugano la bella sconosciuta, il suo primo libro, ha scelto di dedicarsi alla sua città.