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La Gazzetta omaggia Vlado, "uomo dei successi non solo sportivi. Ora ha superato anche un santone come Hitzfeld"
"A primo impatto Petkovic può sembrare burbero e scontroso, ma chi lo conosce sa che ha un cuore d'oro", scrive la Rosea, che ripercorre i trascorsi alla Caritas e la voglia del tecnico di aiutare gli altri, oltre al suo essere poliglotta

ROMA - Umile, seppur il migliore dal punto di vista dei punti. Generoso e attento ai più sfortunati. La Gazzetta dello Sport omaggia Vladimir Petkovic dopo la grande vittoria di ieri sulla Francia.

"L'uomo dei successi. Non solo sportivi. Vladimir Petkovic ha fatto la storia. Ha eliminato la Francia campione del mondo in carica, ha portato la Svizzera, per la prima volta, ai quarti di finale di un Europei, ha fatto sì che la sua squadra fosse un gruppo unito. Granitico", si legge nell'articolo. Vengono citate delle frasi di Sommer che sottolinea la capacità di fare spogliatoio del ct.

"A primo impatto Petkovic può sembrare burbero e scontroso, tanto che in Svizzera, Blick, proprio per sottolineare il fatto che il tecnico fosse troppo distaccato dai media e troppo taciturno, titolò “Vlado, apri la finestra”. Ma chi lo conosce sa che ha un cuore d'oro. Il calcio per lui è sempre stato importante, ma è convinto che la vita vera sia un'altra. Per questo Petkovic, nato a Sarajevo, che ha conosciuto anche la guerra, è sempre stato propenso ad aiutare gli altri", si legge ancora. Si ricorda l'esperienza di Petkovic alla Caritas, "vendeva mobili, vestiti e libri, e quel che incassava veniva donato interamente in beneficenza. Era a capo di una squadra che valutava gli oggetti donati, li portava in sede alla Caritas e poi li consegnava agli acquirenti".

E ancora: "Petkovic parla otto lingue (croato, bosniaco, inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo e italiano), altra peculiarità che lo aiuta a farsi capire da tutti. Con una media punti di 1,80 a partita è il miglior allenatore della storia della Svizzera, avendo superato anche un santone come Hitzfeld (che lo ha preceduto e si è fermato a 1,77). Da quando, nel 2014, è alla guida della nazionale elvetica, non solo ha sempre ottenuto la qualificazione alla fase finale (partecipando così a due Europei e un Mondiale), ma ha sempre portato la squadra almeno fino agli ottavi delle competizioni".

Un omaggio in piena regola a un ct che ha saputo vivere i momenti difficili dopo le brutte prestazioni con Galles e Italia ed è ripartito alla grande, portando la Svizzera nella storia.

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