La vicenda del sacerdote del Mendrisiotto che sabato notte si è prodotto in poco opportune performance è grave al di là degli eventuali reati che dovessero venire accertati in sede giudiziaria
di Marco Bazzi
MENDRISIO - L’inchiesta di polizia farà il suo corso. Poi toccherà al Ministero pubblico qualificare l’eventuale reato, o gli eventuali reati, promuovere (sempre eventualmente) l’accusa e formulare una proposta di condanna, che nel caso specifico non andrà comunque oltre un semplice decreto. Oltre al reato di molestie sessuali, che presuppone una querela da parte della o delle vittime, potrebbero essere ipotizzati anche altri reati, ma tutti di lieve entità.
La vicenda del parroco del Mendrisiotto che sabato notte si è prodotto in poco opportune (eufemismo) performance in una discoteca della regione, dopo aver sbigottito i presenti nel corso di una precedente festa organizzata da una società sportiva, è oggettivamente grave. Lo è al di là della gravità degli eventuali reati che dovessero venire accertati in sede giudiziaria. Il sacerdote, stando a più di una testimonianza, avrebbe palpeggiato il sedere ad alcune ragazze. Che lo abbia fatto in preda ai fumi dell’alcol potrebbe essere, a dipendenza di come lo si giudica, un’attenuante o un aggravante. Perché, nel caso specifico l’aspetto etico e quello penale sono fortemente intrecciati.
Nella valutazione dei fatti andranno anche considerate le parole che il parroco ha proferito, sulle quali in questa sede sorvoliamo. Fatto sta che il comportamento del prelato è chiaramente non consono a un pastore di anime, a un uomo di chiesa che, soprattutto nel mese dell’Avvento, dovrebbe annunciare la Lieta Novella, e non sbragare nottetempo tra feste popolari e discoteche. Per di più in un contesto storico, sociale e politico che non ammette alcun margine di giustificazione o di accettazione per comportamenti qualificabili come molestie.
Dopo aver dato il peggio di sé nel locale pubblico, pare che il sacerdote sia stato allontanato dai gerenti e, stando a una ricostruzione basata su indiscrezioni, avrebbe lui stesso chiamato la polizia protestando per il trattamento subito. Alla fine, avrebbe rimediato un pugno in faccia da parte di un ragazzo che intendeva difendere la sua compagna, ragion per cui il giorno successivo, domenica, non ha potuto celebrare la messa, accampando come scusa uno scivolone sul terreno ghiacciato.
Ma questi sono dettagli di una vicenda che la Curia non potrà certamente ignorare nel suo punto centrale: evidentemente quel parroco non è al suo posto.