Dopo i fatti di Ponte Chiasso la Curia ha deciso di sospendere il prete dall'esercizio del ministero. Ma non avevamo compreso la decisione di reintegrarlo dopo i fatti di Vacallo
di Marco Bazzi
Non vogliamo appuntarci la medaglia di facili profeti, ma sinceramente non avevamo compreso la decisione della Curia vescovile che, a fine gennaio aveva reintegrato nella sua funzione di parroco di Vacallo - dopo un mese e mezzo di assenza dal pulpito - il prete accusato di molestie a sfondo sessuale. Come non avevamo compreso la linea del silenzio adottata in quell'occasione dai vertici della Diocesi.
Ricordiamo brevemente i fatti: nella notte dell'11 dicembre scorso il scerdote si era fatto notare per comportamenti molesti in un locale pubblico, palpeggiando, a quanto risultava dalle testimonianze, diverse ragazze. Una di esse, una 23enne, aveva reagito spintonandolo per difendersi e nel conseguente alterco era intervenuto un amico della vittima, sferrando un pugno al sacerdote. Era un sabato sera e, il giorno dopo, per giustificarsi dal non poter celebrare la messa, il parroco aveva raccontato di essere scivolato sul ghiaccio.
Tra l’altro, già prima dei fatti accaduti in discoteca, aveva sbigottito i presenti nel corso di una festa organizzata da una società sportiva del paese. La vicenda era subito apparsa oggettivamente grave per un uomo di chiesa, al di là che ci fossero o meno eventuali reati.
“Che abbia agito in preda ai fumi dell’alcol, come è stato – scrivevamo qualche giorno dopo commentando i fatti con il titolo "Se questo è un parroco" - potrebbe essere, a dipendenza di come lo si giudica, un’attenuante o un aggravante. Fatto sta che il comportamento del prelato è chiaramente non consono a un pastore di anime, a un uomo di chiesa che, soprattutto nel mese dell’Avvento, dovrebbe annunciare la Lieta Novella, e non sbragare nottetempo tra feste popolari e discoteche. Per di più in un contesto storico, sociale e politico che non ammette alcun margine di giustificazione o di accettazione per comportamenti qualificabili come molestie. Ma questi sono dettagli di una vicenda che la Curia non potrà certamente ignorare nel suo punto centrale: evidentemente quel parroco non è al suo posto”.
Ma, come dicevamo in entrata, il parroco è stato reintegrato dopo un mese e mezzo di “purgatorio”. Ora, dopo la sua nuova performance, sempre in preda ai fumi dell’alcol, la Curia ha deciso di rimuoverlo dalla sua funzione e di sospenderlo dall’esercizio del ministero in tutto il territorio della Diocesi di Lugano.
La notte scorsa, il parroco ne ha fatte di cotte e di crude (LEGGI QUI). Stava cercando di rientrare in Ticino passando dalla dogana di Maslianico, ma la sua auto sbandava vistosamente e un automobilista, dopo essere stato speronato, gli ha impedito di imboccare il valico e ha avvertito le forze dell'ordine. Il sacerdote ha messo in atto il piano B, cercando di entrare dalla dogana di Ponte Chiasso, ma è stato fermato dalla polizia. Ha tentato di sottrarsi al test dell’alcolemia, che è risultata tre volte più alta del limite di legge, e ha insultato gli agenti. Diciamo che la notte scorsa si è giocato l’ultima indulgenza.