Il Consigliere di Stato commenta la decisione di corrispondere un canone di locazione a chi ospita in casa i profughi. Va tenuto conto che in Ticino il 90% di loro è in case private, mentre nel resto del Paese solo il 40%
BELLINZONA - Un canone di affitto per chi ospita, mettendo a disposizione case, i profughi ucraini. Lo ha deciso ieri il Canton Ticino, pur tra qualche polemica. Se inizialmente la decisione era stata di non contribuire, dato che veniva richiesta ospitalità gratuita, ieri la marcia indietro.
Non esente, anch'essa, da critiche. Per esempio, Armando Boneff non l'ha presa affatto bene (leggi qui), mentre alcune famiglie hanno ribadito che la loro decisione non è stata dettata da questioni economica.
"Noi abbiamo sempre chiarito che l’accoglienza avrebbe dovuto essere unicamente a titolo gratuito, mossa quindi dalla solidarietà. E per un periodo di almeno tre mesi", ha spiegato Raffaele De Rosa al Corriere del Ticino.
Però a far cambiare idea è stata la grande ondata di solidarietà, che fa sì che circa il 90% degli ucraini giunti in Ticino vivano in case private mentre a livello nazionale solo il 40%.
"Il Cantone potrà attingere da questo bacino di appartamenti privati, riconoscendo ai proprietari il canone di locazione", ha aggiunto De Rosa, guardando oltre: "Adesso è importante che tutto sia organizzato e strutturato. La solidarietà dei privati è stata positiva e fondamentale, soprattutto nelle primissime fasi, ma ora è necessario seguire il canale istituzionale. E questo nell’interesse dei profughi. Il piano di accoglienza cantonale, infatti, permette di fornire alle persone informazioni accurate, di provvedere a qualsiasi loro necessità e, in generale, di garantire tutto il supporto che serve".