C'è tensione tra la Città di Lugano e il Consiglio di Stato, dopo la lettera dell'autorità cantonale che ha chiesto al Municipio di frenare sullo sgombero. Un cortocircuito che tocca anche casa Lega...
di Andrea Leoni
LUGANO - L’esito delle elezioni comunali, con il conseguente rito dell’insediamento del nuovo Municipio, hanno silenziato a livello pubblico la vicenda dello sgombero del Molino. Una procedura che a livello legale, dopo la disdetta della Convenzione da parte della Città con gli autogestiti lo scorso 19 marzo, sta per consumare gli ultimi giorni concessi ai molinari per liberare gli spazi occupati all’ex Macello.
Il precedente Municipio aveva allegato alla disdetta un’ultima chiamata alla mediazione: ma devono essere i molinari a contattarci, avevano scandito a chiare lettere il sindaco Marco Borradori e l’ex vicesindaco Michele Bertini nel corso di una conferenza stampa. Ma nessuna richiesta in tal senso è pervenuta sul tavolo dell’Esecutivo. Al contrario gli autogestiti hanno confermato la linea dura - qui siamo, qui restiamo - rinunciando peraltro ad interporre ricorso alla disdetta. Non saranno i tribunali a dover dirimere la questione.
In soccorso degli autogestiti è però arrivato a sorpresa nientemeno che il Consiglio di Stato. Con una lettera indirizzata alla Città negli scorsi giorni, l’Esecutivo cantonale - che è uno dei tre firmatari della convenzione che regola e garantisce la presenta dell’autogestione all’ex Macello - ha chiesto alla Città di “tollerare ancora per qualche tempo la presenza dei molinari negli spazi finora autogestiti”. Un tempo piuttosto lungo: fin quando il cantiere per la riqualifica dello stabile non prenderà avvio. Anni, insomma. La preoccupazione del Governo è che al momento non è stato ancora individuato uno spazio dove far traslocare gli autogestiti. Il timore è quindi che una volta effettuato lo sgombero, gli aderenti al centro sociale tornino ad occupare l’ex Macello.
La lettera del Consiglio di Stato, ed usiamo un eufemismo, non è stata ben accolta sulle rive del Ceresio. Sia per le modalità, sia per le tempistiche, sia per una banale questione politica: a firmarla è stato il presidente leghista di un Governo a maggioranza relativa leghista, proprio come il Municipio luganese. Un bel cortocircuito, non c’è che dire, all’interno del Movimento di via Monte Boglia. Oltre a ciò, cosa più importante, l’autorità cantonale nei molti momenti caldi che negli anni hanno scandito lo scontro tra l’esecutivo comunale e gli autogestiti, ha mantenuto un atteggiamento pilatesco, nonostante, lo ribadiamo, il Cantone sia uno dei firmatari della convenzione. “Il problema è vostro e tocca a voi risolverlo, noi non ci immischiamo”, è il messaggio in soldoni che è sempre arrivato da Bellinzona. E allora perché, ora, intervenire a gamba tesa, senza neppure preannunciarlo, ostruendo de facto la decisione presa dal Municipio? Un Municipio che si trova a questo punto isolato e in minoranza: due delle tre parti che hanno sottoscritto la convenzione sono contrarie allo sgombero.
La questione è stata ripresa ieri sera su TeleTicino, nel corso dell’intervista a Ticinonews concessa dal presidente del Governo uscente Norman Gobbi.
“Da leghista - ha detto il direttore del DI - il Molino lo avrei già sbaraccato diversi anni fa. Ci vuole però una soluzione che regga sul lungo termine. Se uno sgombero deve esserci, lo stesso deve portare alla risoluzione definitiva di una problematica che evidentemente crea disagio all’interno della Città. Una situazione che porta anche una disparità di trattamento: ci sono tante altre associazione che vorrebbero poter goder di spazi ricreativi in maniera gratuita e soprattutto in maniera molto più libera. Sappiamo tutti che al Molino determinate regole e leggi non vengono applicate e rispettate”
“In questi giorni - ha aggiunto Gobbi - avremo ancora dei contatti con la Città di Lugano. Credo che l’approccio che avremo sarà quello del rispetto della legalità, anche per quanto riguarda le procedure che le autorità devono rispettare per procedere ad uno sgombero con le relative disdette delle convenzioni in vigore”.
Dalle parole di Gobbi è facile dedurre che il Municipio di Lugano tornerà già domani a chinarsi sulla questione. La maggioranza politica a favore dello sgombero non sembra essere mutata, con Karin Valenzano Rossi pronta a confermare la linea del suo predecessore insieme ai tre municipali leghisti. Tuttavia è verosimile immaginare che, a questo punto, la Città incontri il Cantone per verificare i margini di una linea comune. È chiaro però che Lugano non potrà prescindere dal fatto che il Governo a questo punto si assuma fino in fondo le proprie responsabilità. Detta male: nel caso ci fossero nuovi problemi di ordine pubblico, i cittadini saranno invitati a citofonare a Palazzo delle Orsoline per chiedere spiegazioni.