Diego Fasolis: "Dopo quasi tre mesi penso sia giunto il momento di metter le carte in tavola, procedendo con trasparenza e lungimiranza per il bene di tutti"
di Diego Fasolis*
Ho letto con grande interesse l’articolo di Mauro Rossi apparso in prima pagina del CdT a seguito della conferenza stampa di presentazione della stagione 2023-2024 dell’Orchestra della Svizzera italiana. Si segnalano assieme ad ottime notizie sul fronte del contatto con il pubblico alcune criticità. In particolare, possibili problemi finanziari e la lunga mancanza di una direzione artistica.
Con Christian Weidmann, il direttore succeduto a Denise Fedeli, avevo lungamente parlato per cercare di implementare quanto da sempre ritengo essere la giusta soluzione per la produzione professionale musicale nella Svizzera italiana, ovvero l’unione delle forze per offrire al pubblico locale e internazionale un millennio di repertorio strumentale e vocale nella miglior forma e sinergia possibile. La RSI negli anni Trenta aveva deciso di dotarsi di complessi artistici e ha fondato prima la Radiorchestra e poi il Coro RSI che già negli anni Cinquanta del ventesimo secolo fu pioniere nel frequentare il repertorio «antico» con strumenti storici. Abbiamo oggi un’Orchestra da camera di ottimo livello, un Coro professionale e un’Orchestra su strumenti storici (I Barocchisti) di rinomanza mondiale. Si staglia all’orizzonte un progetto straordinario come la «Città della musica» sostenuto dal Municipio di Lugano e recentemente votato dal Consiglio comunale. Una struttura di alto valore simbolico che ospiterà l’OSI, il Coro RSI, I Barocchisti, il Conservatorio, la Fonoteca nazionale e altre forme di cultura musicale.
La figura del direttore artistico dell’OSI (così come la nomina di un nuovo direttore musicale) non è secondaria per questo progetto. Membri dell’Orchestra mi hanno invitato a candidarmi a questo ruolo. Ho chiesto di conoscere numericamente il sostegno interno prima di fare questo passo. Individuata una larghissima maggioranza ho accettato di porre la candidatura nonostante sia entrato ufficialmente nella terza età, con il peso di trent’anni di durissimo lavoro artistico- gestionale e con una attività musicale internazionale in pieno svolgimento. Ho dedicato una vita al servizio pubblico e sento profonda riconoscenza per chi mi ha preceduto e ha costruito quanto oggi tutti possono godere.
Il nostro Cantone e la minoranza italofona della Svizzera hanno il privilegio di una vita culturale invidiabile che non deve apparire acquisita ma va promossa, coltivata e affinata. Un nuovo importante centro di eccellenza sta per nascere e mi sento in dovere di aiutare per qualche anno la transizione, unendo le forze e cercando il non scontato consenso. Non vorrei che il presidente e i membri del Consiglio di fondazione FOSI prendessero decisioni (qualsiasi possa essere poi la scelta finale) senza coinvolgere esperti musicali, la nuova direttrice del DECS, la direzione RSI e la Città di Lugano che, insieme, finanziano in modo importante l’OSI. Dopo quasi tre mesi, in cui non sono mai stato nemmeno sentito, penso sia giunto il momento, per favore, di metter le carte in tavola procedendo con trasparenza e lungimiranza per il bene di tutti.
*Direttore d'orchestra - Articolo apparso sull'edizione di sabato del Corriere del Ticino