L’indice di AreaLiberale al massimo storico. Morisoli: “Il lockdown, con i suoi proibizionismi, ci aveva illuso che la privazione delle libertà e il dirigismo statale fossero una cosa utile contro il malessere generalizzato"
BELLINZONA - Da tre legislature, AreaLiberale misura annualmente il malessere o il benessere sociale generale del Ticino (2011-2023). “Oggi siamo in possesso dei dati aggiornati della dodicesima misurazione, quella relativa al 2022 - afferma Sergio Morisoli -. Ebbene, nel 2022 l’indice ha raggiunto il valore record di 123.86 punti, a significare che il malessere sociale misurato e percepito è cresciuto del 23.86 % dal 2011 al 2022”.
La crescita riprende la sua corsa verso l’alto confermando la tendenza che era in corso già prima della pandemia, 122.15 punti nel 2019, dopo che il lockdown (2020) l’aveva fatta regredire artificiosamente a 115.28 punti. "Grazie al confronto dei dati del 2021 (123.09) e del 2022 (123.86) con il 2020 (115.28), si evince che il Lockdown con i suoi proibizionismi, le sue chiusure, il suo dirigismo era riuscito a manipolare la realtà temporaneamente e artificialmente - spiega Morisoli - tanto da far credere o sperare ad alcuni, che la privazione delle libertà e il dirigismo statale fossero una cosa utile e buona contro il malessere generalizzato. Appena i lacci si sono sciolti però, la cruda realtà, confermata con i dati del Welfare index 2021 e ora 2022, è rientrata massicciamente in scena, buttando giù la porta anziché bussare. Lo sviluppo annuale dei dati globali aggregati non lascia più dubbi".
"È dunque evidente che la riforma della socialità vada ormai affrontata senza ulteriori indugi. I termini del problema sono ormai chiari. La crescita economica non sarà più in grado di assorbire da sola il malessere generalizzato; la spesa pubblica espansiva ha già dimostrato da oltre un decennio la sua impotenza nel ridurlo, mentre i contribuenti non saranno in grado di sopportare ulteriori aumenti di spesa sociale".
"La crescita del malessere misurata da AreaLibera richiede un approccio pluridisciplinare, opposto al vigente “dipartimentalismo”, e una logica innovativa per le soluzioni. Le risorse immesse (+20.2% pro-capite) nell’ultimo decennio nel sistema del welfare considerato in senso lato, rappresentano ormai oltre la metà del budget annuale dello Stato."
"Alla luce di questo - conclude Morisoli - si rende necessaria una verifica costi-benefici, mettendo in discussione il rapporto tra input e output, o, in altre parole, l’efficacia con l’efficienza delle soluzioni".