Daniel Büchi commenta senza peli sulla lingua le polemiche attorno alla manifestazione: "Preoccupato e rattristato"
LOCARNO - È un vero e proprio sfogo quello che il patron di “Moon&Strars” ha affidato alla Regione. In una lunga intervista al quotidiano bellinzonese, Daniel Büchi, non le manda a dire, rispondendo punto per punto alle polemiche che annualmente fioriscono attorno alla manifestazione locarnese: “Per qualche motivo - afferma - finiamo sempre al centro di polemiche: si tratta di reazioni forse collaterali, ma anche decisamente molto spiacevoli e anche parecchio demotivanti. E questo vale anche per i media, che ovviamente si accaniscono volentieri su queste tematiche e danno voce agli scontenti. Questo non aiuta, anche perché i turisti se ne accorgono, e si chiedono se in Ticino siano ancora i benvenuti”.
Le contestazioni alla manifestazione sono varie: dall’obolo del 17% negoziata fra gli organizzatori e gli esercenti della Piazza per operare esternamente con le loro mescite dedicate durante i concerti, a un cartellone musicale troppo svizzero tedesco. Nell’intervista alla Regione, come detto, Büchi risponde punto su punto (per leggere l'intervista completa clicca qui). Ma qui riportiamo le considerazioni generali del patron “Moon&Strars”.
“Sono molto, molto preoccupato, e anche rattristato - spiega Büchi - da queste polemiche. Non so perché ogni anno ci siano questi problemi. Non riesco a togliermi dalla testa l’idea che ciò abbia a che fare con il fatto che, per i concerti, arrivano a Locarno tanti svizzeri di lingua tedesca. Mi sento parte in causa. Io vengo da Zurigo, non posso farci nulla, ma faccio notare che l’azienda - la Msf Moon and Stars Festivals Ltd – ha sede a Locarno. È quindi un’azienda in tutto e per tutto ticinese, con dipendenti ticinesi. Ho organizzato molti eventi in diverse città svizzere e ovunque la gente del posto mi ha ringraziato per gli introiti generati, per la pubblicità e per aver rivitalizzato la città. Benefici che valgono anche per Locarno. Parlo dei ristoranti pieni, degli hotel pieni, dei negozi che lavorano di più grazie al pubblico, del Lido dove la gente va durante il giorno. Tutte queste cose emergono dallo studio dell’Usi, che valuta l’indotto dell’evento in oltre 60 milioni di franchi. Dico questo: ci sentiamo incompresi e non valorizzati. E non sopporto che si parli di un’enclave di Zurigo a Locarno".
"Non ci sono - aggiunge il patron - restrizioni senza eventi. Ma allora dovremmo dire chiaramente quale Locarno vogliamo. Preferiamo la Piazza Grande con i suoi ristoranti semivuoti? O Largo Zorzi, così vuoto e triste, abbandonato a se stesso, con più serrande abbassate che alzate? (…) Pazienza, dico io, se portare vita comporta anche alcune restrizioni. È un po’ come quando dai a qualcuno un lingotto d’oro e lui ti fa notare che è un po’ troppo pesante…”.
Ma nel lungo sfogo di Büchi, c’è spazio anche per qualche considerazione positiva: “In questi giorni incontro molti ticinesi che mi ringraziano, e addirittura si scusano per le critiche che provengono dal megafono di una minoranza. Molti riconoscono una qualità che altrimenti il Ticino non avrebbe. Questo ci incoraggia. E per fortuna abbiamo il grande sostegno di Ascona Locarno Turismo, e anche della Città di Locarno, con in testa il sindaco Alain Scherrer. Ma ancora più soddisfazione mi dà vedere tantissima gente ancora in Largo Zorzi dopo mezzanotte, felice di festeggiare pacificamente. Sono immagini come questa che ci incoraggiano, tanto da non farci vedere già adesso l’ora che arrivi il prossimo anno”.