Parla Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe che nel 1996 fu sciolto nell'acido. "Perdono? Impossibile per gente come lui"
PALERMO – "La morte non si augura a nessuno, nemmeno a una persona del genere. Gli auguravo, invece, di soffrire a lungo. Come ha sofferto mio fratello". Nicola Di Matteo commenta con queste parole al Corriere della Sera la morte di Matteo Messina Denaro. Lui, Nicola, è il fratello di Giuseppe, il bambino segregato per 779 giorni e poi sciolto nell'acido su ordine del padrino di Cosa nostra.
"La morte - dice - ti libera dalla sofferenza. E la sofferenza è la cosa più brutta che possa esistere a questo mondo. Messina Denaro acconsentì al sequestro di mio fratello. Anche se lui ha sempre negato, sono convinto che diede il via libero per ucciderlo. Persone come lui non hanno un'anima. Sono tanti i segreti che si porta dietro. Ha viaggiato tanto e non poteva farlo senza coperture importanti".
E ancora: "Anche dopo la cattura ha continuato a sfidare lo Stato. Perdono? No, impossibile per questa gente. Il dolore è troppo grande. Se ricordo ancora il giorno della scomparsa? Sì, era il novembre del 1993. Il giorno prima avevo festeggiato il mio dodicesimo compleanno. Mio fratello ne aveva uno in più. Mangiammo insieme, poi lui andò al maneggio. Da quel momento non ho saputo più nulla. I miei genitori non parlavano, ma compresi subito che fosse successo qualcosa. Certo, mai avrei immaginato che si potesse arrivare a un simile orrore".