CRONACA
Quella telefonata fiume con Danilo Coppola: "Sono un esempio vivente della malagiustizia. Ecco cosa succede a chi tocca i poteri forti"
L'imprenditore arrestato oggi a Dubai si trovava allora a Lugano. Berna aveva da poco respinto la sua estradizione: "In Svizzera c'è la certezza del diritto"

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Di Marco Bazzi

L’imprenditore Danilo Coppola, 56 anni, è stato arrestato oggi a Dubai. Dopo aver vissuto per diversi mesi nel Luganese presso suoi famigliari per sfuggire a un ordine di cattura della Procura di Milano, ultimamente si era rifugiato negli Emirati Arabi. Pare però che in Ticino sia tornato anche di recente per un problema di salute.

L’arresto odierno è la conseguenza di un mandato di cattura internazionale emesso in seguito a una condanna del luglio 2022 per alcuni crac di società immobiliari. Nella primavera dell’anno scorso le autorità elvetiche avevano negato l’estradizione di Coppola in relazione a un’ordinanza di custodia per un altro procedimento, legato a una presunta tentata estorsione (GUARDA IL VIDEO IN CUI COPPOLA RACCONTA LA VICENDA). In questi mesi l’immobiliarista ha postato diversi video sui suoi canali social attaccando i magistrati di Roma e di Milano che hanno indagato su di lui proclamandosi sempre “innocente”.

Sabato 30 luglio dello scorso anno Coppola mi aveva contattato. Si trovava allora a Lugano e abbiamo fatto una lunga chiacchierata al telefono. Presi degli appunti che poi rimasero sul taccuino in attesa degli sviluppi del suo caso. Temeva che alla fine, dopo la sentenza di condanna emessa nei giorni precedenti dal Tribunale di Milano, la Svizzera avrebbe concesso l’estradizione all’Italia. Inoltre non aveva un permesso di soggiorno in Ticino. E se lo avesse chiesto, ovviamente, non l’avrebbe ottenuto, considerato il suo pedigree giudiziario. Si sentiva braccato, e ha cercato rifugio a Dubai. Ma la sua latitanza è finita oggi.

Durante la telefonata lamentò di aver subito 36 processi negli ultimi 16 anni, “nella maggior parte dei quali sono stato assolto”.

Negli anni d’oro, Coppola, che insieme a Stefano Ricucci, è noto come uno dei “furbetti del quartierino”, possedeva oltre 250 società, alberghi, partecipazioni bancarie, patrimoni immobiliari immensi, giornali, tanto che era considerato uno dei 20 imprenditori più ricchi d’Italia.

Nel 2004, i suoi affari fruttarono un miliardo di euro e Coppola si guadagnò il soprannome di “Er Cash”. Poi, nel 2007 iniziarono i guai giudiziari: venne arrestato per bancarotta, riciclaggio, associazione a delinquere e appropriazione indebita. E nel 2016 fu condannato a nove anni per bancarotta fraudolenta. Questa, in estrema sintesi è la sua storia passata.

Quel sabato 30 luglio dell’anno scorso, al telefono, era un fiume in piena, citava a raffica operazioni immobiliari, procedimenti penali, sentenze, nomi di giudici, avvocati e procuratori… Ma il concetto di fondo era sempre lo stesso: sono innocente, mi hanno fregato.

Perché?

“Perché Danilo Coppola – mi disse - è un personaggio molto scomodo. Finchè fai tanti soldi nessuno ti dice nulla, anzi… ma quando vai a toccare certi poteri, i poteri forti, allora le cose cambiano. Nel 2006 possedevo il 5% di Mediobanca, ho comprato Milano Finanza investendo un capitale di 35 milioni di euro… Le mie vicende giudiziarie non sono nate per caso. Purtroppo, oggi passo la maggior parte del mio tempo a parlare con i miei avvocati”.

E riferendosi alla richiesta di estradizione respinta da Berna aggiunse: “È chiaro che le autorità svizzere hanno guardato bene i documenti e si sono rese conto che il reato di cui sono accusato non sussiste. Il reato di tentata estorsione, intendo. Una storia ridicola. In Svizzera c’è la certezza del diritto e c’è anche la certezza fiscale, mentre in Italia non sai mai cosa ti può capitare. In Italia non si fanno i processi per punire i colpevoli, ma per colpire le persone. C’è una situazione paradossale con la giustizia. E io sono un esempio vivente della malagiustizia. Pensi soltanto che la condanna definitiva nei miei confronti è avvenuta dopo una trentina di processi”.

Coppola mi parlò di giudici corrotti, di avvocati che pagavano mazzette, di procedimenti pilotati…

“Posso essere stata una persona chiacchierata, ma ci soffro a passare per un delinquente. Adesso mi stanno facendo un procedimento a Milano per 42'000 euro di presunta appropriazione indebita. A me che nella mia vita ho pagato 200 milioni di euro di tasse… Penso di essere stato uno dei maggiori contribuenti in Italia e non ho mai evaso il fisco.  Quello che è accaduto a me è una persecuzione, perché nel 2006 ho toccato il santuario della finanza italiana. E i 36 processi sono stati istruiti tutti da tre o quattro magistrati, sempre gli stessi. Quei 36 processi sono come altrettanti attentati a un leader politico”.

Un lungo e appassionato sfogo. Questo fu quella telefonata riassunta in questi pochi appunti.

Ma Coppola aveva capito che il cerchio attorno a lui si stava stringendo. Perché in quel mese di luglio del 2022 era arrivata, come detto all’inizio, la sentenza definitiva per il crac di alcune società: Gruppo Immobiliare 2004, Mib Prima e Porta Vittoria.

“Spero che, quando riceveranno una nuova richiesta di estradizione, i giudici svizzeri ci mettano gli occhi su quella sentenza, anche se si tratta di una condanna cresciuta in giudicato”. La telefonata si era conclusa con questa speranza. Ma nemmeno lui sembrava credere che si sarebbe avverata.

 

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