“Il caso potrebbe portare a contestazioni sulla legittimità delle decisioni della Corte europea e alla richiesta di ritirarsi dalla Convenzione da parte di alcuni stati membri”
di Niccolò Salvioni *
La Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in 286 pagine ha condannato la Svizzera a pagare 80.000 euro all'associazione delle seniore del Clima di Zurigo per non aver affrontato adeguatamente il problema del cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra. La decisione è stata presa dopo che l'associazione ha cercato ripetutamente di ottenere un'azione ufficiale dalle autorità svizzere per ridurre le emissioni di CO2, ma senza successo.
La Corte ha riconosciuto che il cambiamento climatico rappresenta una grave minaccia per i diritti umani e ha stabilito che gli Stati hanno l'obbligo di adottare misure efficaci per mitigare i suoi effetti. Ha osservato che la Svizzera ha mancato nel definire e attuare adeguatamente norme e misure per ridurre le emissioni di gas serra, superando così i limiti del proprio margine di apprezzamento.
In particolare, la Corte ha sottolineato che la responsabilità primaria di affrontare il cambiamento climatico spetta al potere legislativo ed esecutivo, ma ha anche evidenziato il ruolo dei tribunali nel garantire il rispetto dei requisiti legali in materia ambientale.
Processo durato otto anni
La lunga durata del processo legale che ha portato alla condanna della Svizzera per violazione dei diritti umani in materia climatica solleva importanti riflessioni sul tempo necessario per garantire la giustizia ambientale. In questo caso, il processo è iniziato nel 2016, quando l'associazione delle Anziane per il Clima di Zurigo ha presentato ricorso alle autorità svizzere per chiedere azioni concrete sulla protezione del clima. Dopo diversi anni di ricorsi e procedure giudiziarie a livello nazionale e internazionale, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha emesso la sua decisione nel 2024, otto anni dopo che l'associazione ha avviato il processo.
Questa lunga tempistica evidenzia le sfide intrinseche nel perseguire la giustizia ambientale attraverso il sistema legale. I processi possono essere lunghi e complessi, con molteplici fasi e ricorsi possibili, che richiedono risorse finanziarie, tempo e impegno considerevoli da parte delle parti coinvolte. Inoltre, il ritardo nel raggiungere una decisione può compromettere l'efficacia delle misure di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, aumentando il rischio di danni irreversibili per l'ambiente e per i diritti umani.
La sproporzione evidente tra l'importanza del tema, la durata del processo giudiziario, e la la modesta condanna e la limitata implementabilità ammessa dal tribunale solleva interrogativi critici sulla capacità del sistema legale di affrontare efficacemente le sfide ambientali e garantire la giustizia ambientale. Sebbene il tema del cambiamento climatico è universalmente riconosciuto come una delle questioni più urgenti e preoccupanti del nostro tempo, con gravi conseguenze per l'ambiente, la società e i diritti umani, il processo giudiziario che ha portato alla condanna della Svizzera ha richiesto molti anni, dimostrando la lentezza del sistema legale nel rispondere in modo tempestivo alle questioni ambientali urgenti.
Condanna statale modesta per un tema fondamentale
La modesta condanna di 80.000 euro alla Svizzera appare relativamente insignificante rispetto all'entità del problema e alla potenziale gravità delle violazioni dei diritti umani in materia ambientale. Questo solleva interrogativi sulla capacità delle condanne finanziarie a fornire un deterrente sufficiente per i governi e le autorità pubbliche affinché rispettino gli obblighi ambientali e proteggano i diritti umani.
Limitata implementabilità, anche poichè decisioni di appannaggio esecutivo o legislativo
Infine, la limitata implementabilità delle decisioni giudiziarie, come ammesso dal tribunale stesso con riferimento all'articolo 46 della Convenzione, solleva dubbi sulla reale efficacia delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nel promuovere il cambiamento e garantire la conformità agli obblighi internazionali in materia ambientale.
Senza un meccanismo efficace per garantire l'esecuzione delle sentenze e l'adozione di misure concrete per affrontare le violazioni, il sistema legale rischia di rimanere inefficace nel fornire giustizia ambientale. Questa riflessione evidenzia la necessità di rafforzare i meccanismi giuridici e istituzionali per affrontare le sfide ambientali in modo più rapido, efficace e coerente, garantendo al contempo una maggiore responsabilità e trasparenza da parte dei governi e delle autorità pubbliche.
È fondamentale che i tribunali, insieme alle istituzioni nazionali e internazionali, lavorino per sviluppare soluzioni innovative e impegnarsi attivamente nel promuovere la giustizia ambientale e proteggere i diritti umani delle generazioni presenti e future.
Perchè proprio la piccola Svizzera?
Sembra un paradosso, inoltre, che un paese relativamente piccolo come la Svizzera sia stato condannato per violazioni degli articoli 8 e 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, mentre altri paesi più grandi possono non rispettare adeguatamente i parametri stabiliti dalle convenzioni ambientali internazionali senza conseguenze legali significative. Questo solleva questioni di equità e responsabilità nell'affrontare il cambiamento climatico e proteggere l'ambiente.
Dal diritto ambientale a quello del cambiamento climatico
La nuova incursione della CEDU del diritto del cambiamento climatico può essere vista come un'evoluzione del diritto ambientale classico, poiché si concentra specificamente sulle sfide globali e interconnesse poste dal cambiamento climatico. Mentre il diritto ambientale tradizionale si è principalmente concentrato sulla protezione di specifici habitat, specie o risorse naturali, il diritto del cambiamento climatico affronta le cause e gli effetti a livello sistemico del cambiamento climatico, comprese le emissioni di gas serra, l'aumento della temperatura globale e gli impatti su scala globale.
Questo nuovo ramo del diritto si basa su una comprensione più ampia delle interconnessioni tra ambiente, sviluppo sostenibile e diritti umani. Affronta la necessità di ridurre le emissioni di gas serra, adottare misure di adattamento e mitigazione e proteggere i diritti delle persone colpite dal cambiamento climatico. Ciò implica spesso una prospettiva a lungo termine e una considerazione degli interessi delle generazioni future. Tuttavia, la sfida principale sta nell'equilibrare i diritti delle persone e le esigenze ambientali con le pressioni economiche e politiche, specialmente considerando che il cambiamento climatico ha implicazioni su vasta scala e richiede azioni coordinate su scala globale. Questo porta spesso a discussioni su come bilanciare i diritti umani, come il diritto alla vita e alla salute, con le esigenze economiche e la sovranità nazionale. Inoltre, l'incursione del diritto del cambiamento climatico solleva nuove sfide procedurali e giuridiche, poiché spesso coinvolge questioni complesse di scienza, politica ed economia. Richiede un approccio interdisciplinare e collaborativo che coinvolga governi, organizzazioni internazionali, attori della società civile e il settore privato.
Il riconoscimento dell’esistenza del diritto del cambiamento climatico con i suoi impatti sull’art. 8 CEDU e 6 CEDU rappresenta un passo importante verso l'affrontare in modo più completo e sistemico le sfide ambientali globali, ma richiede un impegno continuo e coordinato da parte di tutte le parti interessate per ottenere risultati significativi.
I limiti della giustizia
La decisione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) di valutare l'operatività dell'esecutivo e del legislativo riguardo alla questione del cambiamento climatico solleva importanti questioni riguardanti la separazione dei poteri e il ruolo del tribunale. Mentre è compito della CEDU garantire il rispetto degli impegni assunti dai paesi firmatari della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, l'estensione del suo ruolo nell'esaminare le politiche ambientali e climatiche può essere vista come un allargamento delle sue competenze.
Tuttavia, l'argomento può sollevare preoccupazioni riguardo alla separazione dei poteri e alla sovranità nazionale. Alcuni potrebbero criticare la CEDU per aver superato i suoi limiti eccessivamente interferendo con le prerogative degli esecutivi e dei legislativi nazionali. Questo potrebbe portare a contestazioni sulla legittimità delle decisioni della CEDU e alla richiesta di ritirarsi dalla Convenzione da parte di alcuni stati membri, come già fatto ad esempio dalla Russia in passato. È importante trovare un equilibrio tra il ruolo della CEDU nel proteggere i diritti umani, compresi quelli correlati all'ambiente, e il rispetto per l'autonomia e la sovranità nazionale degli stati membri. Ciò potrebbe richiedere una riflessione su come definire chiaramente i limiti del ruolo della CEDU e garantire una stretta collaborazione tra tribunali nazionali e internazionali nel trattare le questioni ambientali e climatiche senza compromettere la loro legittimità e autorità.
La decisione della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sembra indicare che il legislativo e l'esecutivo (unitamente al potere giudiziario) svizzeri potrebbero essere stati ritenuti negligenti nel trattare le richieste dell'associazione in relazione all'importanza del tema del cambiamento climatico.
La Corte ha riconosciuto che il cambiamento climatico rappresenta una delle questioni più preoccupanti del nostro tempo e ha sottolineato l'urgente necessità di adottare misure efficaci per affrontarlo. E ha stabilito che lo Stato svizzero ha superato i limiti del suo margine di apprezzamento nell'elaborare un quadro normativo adeguato per affrontare i cambiamenti climatici. In particolare, la Corte ha evidenziato la mancanza di azioni tempestive, adeguate e coerenti nel progettare, sviluppare e attuare la legislazione e le misure pertinenti. Questo implica che il legislativo e l'esecutivo svizzeri potrebbero non aver dato la dovuta importanza e urgenza alla questione del cambiamento climatico e alle richieste dell'associazione. La loro mancata risposta efficace alle preoccupazioni sollevate viene considerata una violazione dei diritti umani garantiti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, come il diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8) e il diritto a un equo processo (art. 6).
Il ragionamento della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo potrebbe essere applicabile anche ad altri Stati che non hanno preso misure adeguate per affrontare il cambiamento climatico. La decisione della Corte sottolinea l'importanza di adottare azioni efficaci e coerenti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere i diritti umani. Se altri Stati non affrontano in modo tempestivo e adeguato le sfide legate al cambiamento climatico, potrebbero essere esposti a critiche simili e potrebbero essere soggetti a cause legali analoghe dinanzi a corti nazionali o internazionali.
Questa decisione può fungere da avvertimento per gli Stati affinché prendano sul serio le questioni ambientali e adottino misure concrete per proteggere l'ambiente e i diritti umani. Potrebbe anche incentivare altri individui, associazioni o gruppi a ricorrere ai tribunali per far valere i loro diritti in materia ambientale.
E potrebbe rappresentare un precedente nel caso in cui delle decisioni di avviare azioni belliche possano portare a un ecocidio...
la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo potrebbe essere chiamata analogamente a valutare se vi è stata una violazione degli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Anche azioni o omissioni di guerra potrebbero avere un impatto significativo sull'ambiente e sulla vita delle persone, e potrebbero dunque condurre a violare il diritto ad un equo processo (articolo 6) e al rispetto della vita privata e familiare (articolo 8). In tal caso, la Corte potrebbe esaminare se le decisioni prese erano proporzionate rispetto agli obiettivi militari e se sono state prese misure adeguate per mitigare o evitare danni ambientali e umani. Se le azioni militari hanno causato danni ecologici gravi o irreparabili senza giustificazione sufficiente, potrebbero esserci basi per una condanna e per richieste di riparazione, sebbene modeste.
* avvocato