L'ex presidente del PPD: "Il canale tedesco della SSR aveva intervistato mia figlia, ma poi ha tagliato l'intervista a causa del volto dipinto di nero. Mi auguravo fosse solo uno spiacevole episodio. Invece..."
di Andrea Leoni
MENDRISIO - La decisione di “cancellare” i Mori dalle Processioni storiche di Mendrisio parte da lontano. Almeno secondo il racconto che il presidente della Fondazione organizzatrice Gabriele Ponti ha fornito alla RSI, citato nell’edizione di sabato del Corriere del Ticino. A dare lo spunto alla riflessione “è stata la preparazione del dossier per la candidatura UNESCO. Ci siamo chiesti quali sono i veri valori da portare avanti in una tradizione vivente e quali sono le sue caratteristiche. Beh, le tradizioni viventi includono tutti e sono inclusive nella sensibilità di ognuno”.
Ma a far maturare ulteriormente la decisione, ha spiegato lo stesso Ponti, sono stati anche “segnali da Oltralpe”. In particolare una censura televisiva. “Lo scorso anno - ha affermato Ponti - una ragazza che interpretava un 'moro' ha rilasciato un’intervista insieme a un altro figurante. A nostra meraviglia quando è passato il servizio, la parte legata al trucco e all’intervista della ragazza era stata completamente tagliata”.
La ragazza in questione è la figlia di Giovanni Jelmini. L’ex presidente del PPD, oggi Centro, conferma tutto ai nostri microfoni, aggiungendo particolari alla vicenda. Intanto sul canale televisivo: “Si tratta della rete tedesca della SSR, la SRF insomma, che lo scorso anno ha voluto dedicare un servizio alle Processioni storiche, anche in considerazione del riconoscimento dell’UNESCO”.
Nell’ambito di questo servizio, prosegue nel suo resoconto Jelmini, “hanno chiesto di poter intervistare alcuni figuranti, tra i quali i Mori, interpretati da mia figlia e dalla figlia di un amico. Si tratta di ragazze di 13-14 anni e per questo motivo ricordo che ci hanno fatto firmare una liberatoria per poter trasmettere l’intervista, alla quale ho presenziato su richiesta della troupe. Un’intervista piaciuta molto a chi curava il servizio e che, ci fu detto, sarebbe stata trasmessa il giorno successivo”.
Il giorno appresso, però, l’intervista viene tagliata, “con nostra grande sorpresa”, aggiunge Jelmini. “A quel punto abbiamo chiesto chiarimenti e ci è stato detto, con un certo imbarazzo, che la redazione non riteneva opportuno mandare in onda un servizio con una ragazza di pelle bianca con il viso dipinto di nero. Da subito non ho taciuto tutto il mio sconcerto per questa scelta, ma pensavo e mi auguravo che si trattasse solo di uno spiacevole episodio”.
Così non è stato, evidentemente. Come abbiamo scritto poc’anzi, infatti, secondo il resoconto dello stesso Ponti, quell’episodio ha avuto un peso sulla decisione di non riproporre i Mori in Processione. Jelmini, chiariti i fatti legati all’intervista, tiene a dire la sua sulla faccenda che sta facendo discutere l’intero Cantone: “Come molti cittadini di Mendrisio non comprendo questa scelta, che personalmente ritengo sbagliata e farisaica. Sentite le motivazione della Fondazione, mi sembra di capire che la stessa sia un po’ ostaggio del politicamente corretto, a scapito della tradizione. Come molti sono anch’io preoccupato dell’importazione dagli Stati Uniti di questa ideologia woke, o cancel culture, che nel nome di un'omologazione sacrifica la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra cultura”.
Jelmini non cela infine un certo fastidio per il fatto che gli organizzatori non abbiano tenuto conto delle proteste degli ultimi giorni, confermando la propria linea: “Mi stupisce molto che, a fronte delle vibranti proteste di molti, la Fondazione non abbia finora ritenuto di tenerle in considerazione, imponendo una decisione che ha poco a che fare con il sentimento della popolazione. Ma il mio auspicio è che alla fine prevalga il buonsenso e possa essere confermata la presenza dei Mori, secondo la tradizione”.
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