Il papà della 22enne uccisa nel novembre scorso: "Tornerò a sorridere. Le critiche? Fanno male, ma ho imparato a essere più forte"
ROMA – Piange, Gino Cecchettin. Sono lacrime di commozione che ogni tanto sgorgano pensando alla tragica fine della figlia 22enne Giulia, brutalmente uccisa lo scorso novembre dal suo fidanzato Filippo Turetta. Piange, il padre. Perché di fronte a lui ha una schiera di studenti che “mi ricordano la mia Giulia”. Gli applausi degli studenti dell’Università di Roma aprono a un monologo che non lascia spazio a interpretazioni. C’è rabbia, delusione, amore, passione e perfino un accenno di perdono nelle parole che Gino Cecchetin affida al Corriere della Sera presentando il libro dedicato alla figlia.
“Ho pensato di scrivere un libro perché restasse una memoria. Quella che doveva essere una giornata ordinaria è diventata l’ultima in compagnia di mia figlia. Anche su questo mi sono interrogato: inseriamo tutti il pilota automatico, non ponendo attenzione ai secondi preziosi che viviamo accanto ai nostri figli. Non ricordo niente di quel sabato. Solo quando ho iniziato a chiedermi dove fosse mia figlia e perché non tornasse a casa”.
Gino Cecchetin si tocca il cuore quando parla dei genitori di Filippo, l’omicida. “Mi sono immedesimato molto nei genitori. A loro darei un abbraccio. Stanno vivendo un dramma più grande del mio. Io cercherò di tornare a sorridere. Loro faranno più fatica: sono i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione”.
La parte più feroce del web ha giudicato Gino per la compostezza mostrata nella fase del lutto. “Dopo un lutto bisogna piangere altrimenti non si soffre, questa è la credenza. Ma impegnarsi non significa non soffrire, non c’è giorno in cui non piango pensando a mia moglie e mia figlia ma non si può solo piangere, bisogna andare avanti; questo è anche il mio carattere non sono abituato a piangermi addosso e ho l’abitudine di cercare le soluzioni ma fa male sentirsi dire che sto lucrando sulle spalle di mia figlia. Ho imparato, tuttavia, a farmi scivolare addosso le cose. Dopo la prima ondata di critiche avevo dimenticato Giulia per due giorni e poi ho detto: no questo non è possibile”.
Il ballo è stata uno delle valvole di sfogo per Gino. Particolarmente toccante la frase “impareremo a danza sotto la pioggia” pronunciata al funerale della figlia. “Sì, il ballo è una scorciatoia per la felicità. Giulia insistette affinché io continuassi il mio corso di ballo. Ora ballo anche per lei”.