Il papà di Giulia Cecchettin si mostra più forte di un tragico destino. Cerca normalità, anche se oggi fa rima con un vuoto troppo grande da colmare
PADOVA – Gino Cecchettin prova a rimpossessarsi della vita, della routine quotidiana, dopo la morte di sua figlia, Giulia, uccisa da Filippo Turetta. Dopo i funerali, il padre della vittima ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno riservato un pensiero alla famiglia. Gino prova a farsi vedere forte, più forte di un tragico destino che un anno fa gli ha strappato la moglie e, poche settimane fa, la figlia 22enne.
Dopo settimane sulle prime pagine dei giornali, Gino ha bisogno di "normalità". Anche se la normalità, oggi, fa rima con un vuoto troppo grande da colmare. Il papà di Giulia Cecchettin rimane composto nel suo dolore. Cerca razionalità dove non c'è. Cerca pace dove sembra impossibile trovarla. Cerca di mantenere vivo il ricordo della figlia e trova la forza di dedicare un pensiero alla famiglia di Turetta. Lo fa raccontandosi a Walter Weltroni sul Corriere della Sera.
"Giulia era la figlia ideale. Elena è l'essere superiore. Davide il mio sostegno. Giulia amava studiare. Voleva fare l'illustratrice. Sognava di mettere su famiglia. Leggeva molto. Il nostro legame si è intensificato dopo la morte di mia moglie. Qui, su questo divano, la morte ha spalancato le porte di questa casa con il decesso di mia moglie. Giulia era quella più fragile. Non riusciva a non scoppiare quando parlava della scomparsa di sua mamma. Ma ne aveva preso il posto. Stirava, lavava, si occupava delle faccende domestiche".
La famiglia Cecchettin, in queste tragiche settimane, si è mostrata sempre più forte del dolore. "Davide (il figlio più piccolo) ha già ripreso ad andare a scuola. Qui, tra queste mura, la morte è una presenza inevitabile con cui convivere, non un tunnel senza uscita". Ci sono diversi modi di vivere il dolore. Gino lo fa attraverso i ricordi e gli ultimi istanti vissuti accanto a Giulia. "Il sabato della sua scomparsa mi aveva anticipato che forse non rientrava a cena. Non le ho chiesto di più. Era una ragazza di grande responsabilità. Giulia non rientrava a casa, ma inizialmente non mi preoccupai. Erano circa le due di mattina quando cominciarono ad affiorare i primi dubbi. Pensai di rimproverarla la mattina successiva. Ma non c'era. E così, in questa casa, siamo rimasti io e Davide perché Elena studia a Vienna. Ce la caveremo".
E ancora: "Il dolore ce l'ho dentro e mi accompagnerà. Gli italiani sono bravi a dimenticare in fretta. Io mi dedicherò per far sì che non ci sia un'altra Giulia. Per i genitori di Filippo non provo odio, ma tristezza e tenerezza. Per loro sarà più difficile. Hanno avuto una disgrazia più feroce della mia. Sono riuscito a vedere e toccare Giulia prima che chiudessero la bara. È stata dura, ma l'ho sentita vicina a me, come non mai".