CRONACA
Sanitari in fuga dall'Italia, "basta regalare professionisti alla Svizzera"
Politica stagnante, i professionisti del settore perdono la pazienza. "Arrivato il momento di rispettare gli accordi"

COMO - A un anno e mezzo dall'approvazione dell’indennizzo di confine per trattenere i sanitari negli ospedali pubblici di Como, Varese e Sondrio, la situazione sembra stagnante. La misura, più volte annunciata dalla politica, non ha ancora trovato concretezza e non ha avuto alcun seguito significativo da parte dello Stato, con la Regione Lombardia che non ha definito alcun piano attuativo. 

Nel frattempo - sottolinea La Provincia di Como - l'emorragia di specialisti e infermieri continua a crescere. Secondo l'Ordine degli Infermieri, mancano circa 500 infermieri per garantire la copertura di ambulatori, reparti, servizi territoriali e Rsa. La fuga verso la Svizzera, dove gli stipendi sono significativamente più alti (circa il triplo, con gli infermieri che in Ticino guadagnano circa 4.500 euro contro i 1.500 in Italia), non accenna a fermarsi. Se prima della pandemia la perdita di professionisti era di circa un centinaio all’anno, ora il numero è aumentato drasticamente, con oltre duecento tra infermieri e medici che ogni anno lasciano le province lombarde per trasferirsi da questa parte del confine.

Per contrastare questa tendenza, ieri mattina alla Commissione Regionale Sanità, il Partito Democratico ha presentato un progetto pilota: un incentivo di 400 euro mensili per gli infermieri e quasi il doppio per i medici. Samuele Astuti, consigliere regionale del PD, ha sottolineato l’importanza di garantire risorse per trattenere i professionisti formati localmente nelle aree di confine e nelle zone marginali. "Siamo di fronte a una vera emergenza – ha dichiarato Astuti – nel 2021 erano circa 400 gli infermieri che se ne andavano, nel 2023 il numero è salito a 600. Una fuga inarrestabile che bisogna fermare."

Angelo Orsenigo, consigliere regionale comasco del PD, ha aggiunto al quotidiano: "A parità di condizioni, lo stipendio di un infermiere che lavora in Svizzera è almeno il doppio, se non il triplo, rispetto a quello di un infermiere italiano, mentre i medici arrivano a guadagnare anche il 60% in più."

Una proposta che non è andata giù alla Lega, che ha definito la misura "strumentale". Si sono fatti sentire anche i rappresentanti del sindacato degli infermieri, chiedendo "il riconoscimento di un' indennità professionale per tutta la categoria. Finora, gli scatti salariali riconosciuti dal Governo sono stati minimi, ossia poche decine di euro". 

Massimo Coppia, segretario della Funzione Pubblica della Uil del Lario, ha ricordato il lungo percorso che ha portato all'approvazione dell'indennità di confine, con il supporto della Regione e la raccolta firme. "Abbiamo ottenuto il sì della Regione e il passaggio della misura in Parlamento – ha dichiarato Coppia – ma ora ci aspettiamo che gli accordi vengano rispettati. Non possiamo più accettare che i nostri giovani professionisti vengano persi e regalati alla Svizzera."

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