IL FEDERALISTA
Quella soldatessa inascoltata
Da settimane una sottufficiale dell'intelligence israeliana, segnalava le esercitazioni con le quali Hamas preparava l'attacco del 7 ottobre. Perché né i vertici dell'esercito né il Governo Netanyahu ne tennero conto?

di Claudio Mésoniat - contributo de ilfederalista.ch

Ricaviamo le informazioni che seguono da due fonti del calibro di BBC e di “Haaretz”, quotidiano israeliano (sinistra laica), entrambe note per non pubblicare notizie a vanvera e dotate di numerose antenne sul terreno.

Una donna sottufficiale dell’intelligence militare israeliana (nota ad “Haaretz” e identificata con la sola iniziale “V”) da mesi avvertiva i superiori che Hamas intendeva compiere un massacro nelle comunità di confine con Gaza. Hamas, scriveva “V”, aveva terminato un’esercitazione con le parole: “Abbiamo completato l’uccisione di tutti i residenti del kibbutz."

“V”, un’esperta di dottrina militare, aveva intercettato una serie di esercitazioni di addestramento che simulavano un raid contro i kibbutz e gli avamposti dell'Esercito israeliano (d’ora innanzi IDF: Israel Defence Forces) nella zona di confine con la Striscia di Gaza. “V” aveva scritto tre documenti nei sei mesi precedenti l'attacco del 7 ottobre, nei quali avvertiva che Hamas aveva completato le esercitazioni. “Leggere retrospettivamente quelle pagine è agghiacciante”, hanno affermato le fonti di “Haaretz” che hanno potuto consultare i documenti in questione.

Il superiore diretto di “V”, sottufficiale veterano, aveva sostenuto la sua posizione. “Sono nel campo da 30 anni”, aveva dichiarato, “questo è un vero esercizio, non una dimostrazione”, aggiungendo che nel cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur, l’ipotesi di un attacco sarebbe stata da prendere seriamente in considerazione.

L'ultimo avvertimento di “V” giunse ad agosto in un documento distribuito a un certo numero di alti ufficiali della sua unità e dell'intelligence centrale. Le sue descrizioni coincidono in larga misura con ciò che sarebbe accaduto in pratica meno di due mesi dopo. Ma gli avvertimenti furono ignorati –ha riferito “V”- pur avendo raggiunto le alte sfere dell’Esercito. Perché? Lo vedremo tra poco.

Le prove generali del massacro, sotto gli occhi dell'intelligence

Quegli ultimi rapporti sottoscritti dalla sottufficiale attestavano che Hamas aveva completato i suoi preparativi, poiché gli alti comandi del gruppo terrorista erano venuti ad assistere alle esercitazioni conclusive. Come peraltro riferito anche dagli osservatori dell’IDF di base al confine con Gaza e confermato, a posteriori, da un’inchiesta che BBC Arabic e BBC Verify hanno condotto sulla base di alcuni video postati su Telegram da fonti palestinesi di Gaza.

Secondo la ricostruzione, le esercitazioni iniziavano con il lancio di alcuni razzi, prima che un gruppo di combattenti attaccasse un modello di carro armato contrassegnato con bandiera israeliana per catturarne un membro dell'equipaggio e farlo prigioniero, mentre si prendevano d'assalto gli edifici circostanti.

I terroristi si esercitavano anche nella presa di ostaggi e nella messa fuori combattimento delle difese israeliane servendosi della riproduzione di una base militare di IDF. Tutte tattiche usate durante la tripla incursione a sorpresa in Israele quasi due mesi fa, mentre l'ultima esercitazione militare aveva avuto luogo appena 25 giorni prima.

Le ragioni della "svista"

Perché, dunque, tutto ciò fu apparentemente ignorato da chi guidava il Paese? Giunsero, questi avvertimenti, alle orecchie del premier Netanyahu?

Nel tentare una risposta a queste domande occorre precisare che si entra qui nella sfera delle ipotesi, delle interpretazioni a sfondo politico per ora non suffragate da documenti o dichiarazioni dirimenti. Quella che “Haaretz” -veicolo della più ferrea opposizione al Governo Netanyahu- ha tentato è, potremmo dire, una lettura plausibile di quanto avvenuto.

Sullo sfondo della quale si stagliano le accesissime controversie politiche sulle riforme giudiziarie promosse da un Governo che Netanyahu aveva rabberciato in extremis (per salvarsi –ricordiamolo- dai processi per corruzione che pendevamo sul suo capo) coinvolgendo i partiti della destra ultra ortodossa. 

Per Netanyahu, le cassandre complottavano contro il suo regime

Secondo i commentatori del quotidiano di Gerusalemme, il contestato premier del più contestato Governo che abbia mai guidato Israele avrebbe vissuto la messa in guardia da parte di alcune personalità dell’Esercito e della stessa politica come un “complotto anti-regime ordito dall’intelligence militare”. “Haaretz” riporta estratti da una lettera del Generale di Brigata Amit Sa’ar a Netanyahu, il 19 marzo scorso.

“È stata identificata un'opportunità per creare la tempesta perfetta, la crisi interna, un'ampia escalation nell'arena palestinese e sfide da altre aree, che creerebbero una pressione multidimensionale continua. A nostro avviso, questa intuizione è alla base della forte motivazione di Hamas nell’effettuare attacchi dal nord in questo momento, e spinge anche l’Iran ad aumentare gli sforzi da parte dei suoi delegati per portare avanti attacchi contro Israele”.

Alcuni giorni dopo, il ministro della Difesa Yoav Gallant invitava Netanyahu “a fermare il processo legislativo, che sta portando a un pericolo chiaro e attuale per la sicurezza nazionale”. 24 ore dopo, Netanyahu annunciava di aver licenziato Gallant, ma dopo che, in risposta, decine di migliaia di persone erano scese in piazza in tutto il Paese contro la sua mossa, il premier ritirava la decisione per poi annullare successivamente le votazioni in Parlamento sulle leggi “golpiste” previste prima della pausa invernale della Knesset.

In conclusione, l’intero establishment politico-militare del Paese aveva continuato a sottovalutare gli avvertimenti giunti dalle “sentinelle” dei suoi servizi di intelligence, riducendoli a pretesti di una guerra politica senza quartiere che ha contribuito a precipitare il Paese nella tragedia del 7 ottobre e nella carneficina da essa innescata.
 

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