Con Paolo Pamini parliamo anche del no degli Stati a rendere pubblici i guadagni dei parlamentari nei CdA
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Apriamo Liscio e Macchiato – ospite il consigliere nazionale UDC Paolo Pamini – con le bordate lanciate oggi dalla Regione contro la riforma fiscale in votazione il 9 giugno. Nel suo editoriale, il direttore Daniel Ritzer usa la metafora di quella variante di poker che si gioca a carte scoperte, a parte una. E la carta coperta è quella degli sgravi per gli alti redditi: “Così arriviamo all’ultima carta, quella gelosamente custodita dai potenziali vincitori nel caso gli sgravi venissero accolti”. E punta il dito contro le associazioni padronali: “Vincitori da non confondere con i promotori. Il fronte politico-mediatico-accademico che sostiene la riforma fa il suo lavoro: difende gli interessi che rappresenta, che è anche il motivo per cui buona parte di questi sono lì dove sono. La voce che conta è quella del padrone: Usam, Aiti, Camera di commercio”.
Sempre la Regione riferisce dell’interpellanza del copresidente socialista Fabrizio Sirica che fa i conti in tasca ai sostenitori della riforma. Secondo Sirica la campagna pro-riforma è costata almeno 237'000 franchi, dieci volte tanto quella degli oppositori. E, invocando il rispetto della legge sull’esercizio dei diritti politici, che impone di rendere pubblici i contributi superiori ai 5'000 franchi, pone al Governo la seguente domanda: “Ritiene credibile che con una campagna al voto di almeno 237’000 franchi, il comitato favorevole alla riforma tributaria non abbia beneficiato di almeno un finanziamento superiore a 5’000 franchi?”.
Sempre sulla riforma - sugli effetti che avrà sui comuni lo sgravio generalizzato dell’1,6%, come compensazione all’aumento dal 97 al 100% del moltiplicatore cantonale – si esprime il sindaco di Bellinzona Mario Branda: la conseguenza di un sì alle urne è chiara: “Aumento del moltiplicatore comunale o rinvio di progetti e servizi alla popolazione”.
Interventi a cui Pamini risponde, punto su punto. L’ex granconsigliere commenta anche un altro tema in votazione il 9 giugno: le misure di compensazione per i circa 17’000 affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino. Un tema complicato che il Corriere del Ticino cerca di chiarire intervistando il direttore della Cassa pensioni, Daniele Rotanzi:
“Spesso – afferma - sono stati confusi due temi distinti: le misure di compensazione (ossia ciò su cui andremo a votare) e il processo di risanamento della cassa pensioni”.
E sempre il Corriere dedica spazio alla decisione del Consiglio degli Stati che ha respinto (per 22 voti contro 18) un’iniziativa parlamentare di Lisa Mazzone, oggi presidente dei Verdi. L’ex senatrice chiedeva, per aumentare il livello di fiducia nel Parlamento, di obbligare i deputati a indicare “in che categoria di reddito rientrano le retribuzioni percepite in relazione alle loro attività accessorie”. Il quotidiano riporta le dichiarazioni di Fabio Regazzi: “Pretendere di rendere pubblici i dati sulle remunerazioni soddisfa solo la curiosità, a volte un po’ morbosa, del pubblico e dei media. Si tratta di una questione privata. Per quanto mi riguarda, l’indipendenza non è certo pregiudicata dall’ammontare dei mandati”.