Migranti respinti Amnesty International denuncia: "La Svizzera non rispetta i diritti dei profughi minorenni. E alle Guardie di confine in Ticino è stato affidato un compito che esula dalle loro competenze"
Denise Graf, esperta di asilo di Amnesty International Svizzera, ha partecipato oggi in Ticino a una conferenza stampa. Ha chiesto alle autorità di proteggere i diritti dei minorenni che si trovano a Como
Foto: TiPress/Francesca Agosta
CHIASSO - Le Organizzazioni non governative sono preoccupate per l’alto numero di minorenni non accompagnati respinti verso l’Italia al confine meridionale della Svizzera. Su invito della ONG italiana Associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione (ASGI) e dell’associazione ticinese Firdaus, Denise Graf, esperta di asilo di Amnesty International Svizzera, ha partecipato oggi in Ticino a una conferenza stampa. Ha chiesto alle autorità di proteggere i diritti dei minorenni che si trovano a Como.
Ecco la nota stampa integrale di Amnesty International.
“La Svizzera non rispetta i diritti dei bambini e dei giovani che si presentano alle sue frontiere, ha affermato Denise Graf. Numerosi minorenni non accompagnati si sono visti vietare l’entrata in territorio svizzero da parte delle autorità elvetiche, anche se erano alla ricerca di protezione e volevano raggiungere i propri parenti in Svizzera o in altri paesi europei.
Una delegazione di Amnesty International ha visitato Como a metà agosto. Sono state condotte circa 30 interviste con ragazzi presenti nell’accampamento attorno alla stazione di Como e nell’istituto del parroco Don Giusto Della Valle, nel comune comasco di Rebbio. Tra gli intervistati anche un ragazzo di 12 anni. A Rebbio, Don Giusto prende a carico minorenni non accompagnati, donne incinte e famiglie con bambini piccoli. Amnesty International ha inoltre potuto visionare i dossier di numerosi profughi respinti. Si sono inoltre tenuti incontri con organizzazioni assistenziali, volontari e funzionari governativi.
Negato l’accesso alla procedura d’asilo
Le indagini tra i giovani hanno dimostrato che al confine ci sono grossi problemi di comprensione riguardo la procedura di asilo e le questioni legali, ha affermato Denise Graf. Alle Guardie di confine in Ticino è stato affidato un compito che esula dalle loro competenze. Ogni persona che valica un confine ha il diritto a una decisione formale. Le persone che si identificano regolarmente possono venir respinte dalle Guardie di confine, per esempio se sono oggetto di un
divieto di ingresso. Nel caso di persone prive di documenti vale la presunzione che si tratti di persone alla ricerca di protezione. Queste devono avere accesso almeno a una procedura preliminare da parte dell’autorità competente, ovvero la Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
Negato l’accesso alla procedura d’asilo
Le indagini tra i giovani hanno dimostrato che al confine ci sono grossi problemi di comprensione riguardo la procedura di asilo e le questioni legali, ha affermato Denise Graf. Alle Guardie di confine in Ticino è stato affidato un compito che esula dalle loro competenze. Ogni persona che valica un confine ha il diritto a una decisione formale. Le persone che si identificano regolarmente possono venir respinte dalle Guardie di confine, per esempio se sono oggetto di un
divieto di ingresso. Nel caso di persone prive di documenti vale la presunzione che si tratti di persone alla ricerca di protezione. Queste devono avere accesso almeno a una procedura preliminare da parte dell’autorità competente, ovvero la Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
Nel corso delle ultime settimane, in Ticino, le Guardie di confine hanno respinto verso l’Italia quasi due terzi delle persone che si sono presentate senza un documento di viaggio valido. Solo circa un terzo ha avuto accesso alla procedura di asilo. Il numero elevato di rinvii senza una procedura preliminare e una decisione formale da parte dell’istanza competente viola il diritto internazionale.
Inoltre numerosi ragazzi hanno raccontato di essere stati respinti verso l’Italia dalle Guardie di confine svizzere nonostante avessero espresso il proprio desiderio di chiedere asilo in Svizzera o di essere alla ricerca di protezione. Tutte queste persone sarebbero dovute esser trasferite alla Segreteria di Stato della Migrazione per permettere loro l’accesso alla procedura di asilo. Altri minorenni non accompagnati sono entrati in Svizzera al secondo o terzo tentativo e sono stati assegnati al Centro di registrazione e procedura di Chiasso.
L’impegno della Svizzera per la protezione
Sulla base della Convenzione dell’ONU sui diritti dell’infanzia, le autorità svizzere hanno l’obbligo di identificare i minorenni non accompagnati e a rendere possibile il ricongiungimento famigliare. Il semplice fatto che un minorenne dorma all’addiaccio e da solo a Como, e che desideri raggiungere i propri parenti in Svizzera o altrove in Europa deve venir considerato come una richiesta di protezione. Le autorità devono prendere a carico questi ragazzi e queste ragazze, garantire che siano informati dei loro diritti e affiancati da una persona di fiducia, ha aggiunto Denise Graf.
Tutte le persone hanno diritto di presentare una richiesta di asilo alla frontiera svizzera, quindi Amnesty International Svizzera chiede che:
1. Le persone che alla frontiera Svizzera dichiarano l’intenzione di chiedere asilo vengano indirizzate alla Segreteria di Stato per la migrazione (SEM), al Centro di registrazione e procedura (anche qualora la richiesta di asilo viene espressa solo al secondo o terzo tentativo di entrata nel paese),
2. Permetta a tutte le persone senza documenti di avere accesso almeno a una procedura preliminare con una decisione formale da parte dell’autorità competente (SEM)
3. Nel caso di minorenni non accompagnati vengano rispettate la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e la direttiva Dublino III in materia, in particolare: identificazione quale minorenne, sistemazione in alloggi separati, accompagnamento da parte di una persona di fiducia, una cautela particolare nel caso di perquisizioni corporali,
4. Tutte le persone che si presentano alla frontiera svizzera hanno il diritto a ricevere informazioni in una lingua che capiscono, anche nel caso di colloqui con le guardie di confine. Nel corso delle interviste Amnesty ha potuto verificare che molte persone non parlano né una lingua nazionale svizzera né l’inglese.