POLITICA E POTERE
Parigi come Locarno. Polanski rinuncia ai Cesar dopo una protesta simile a quella promossa da Dadò che lo fece desistere dal venire al Pardo
Come avvenuto a Locarno, gli oppositori di Polanski hanno protestato per l'ormai arcinoto caso giudiziario che vede come protagonista il cineasta. E lo hanno fatto con una petizione che in pochi giorni ha raccolto oltre 60 mila firme
POLANSKI

Polanski: no a Locarno. Il j'accuse di Chatrian: "Il giorno più scuro da quando dirigo il Festival"

12 AGOSTO 2014
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Niente Polanski, Bertoli: "Un danno di immagine per il Festival e il Ticino"

13 AGOSTO 2014
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13 AGOSTO 2014
LOCARNO/PARIGI - Quando Roman Polanski rinunciò a presenziare al Festival di Locarno, a seguito di un tambureggiante campagna politica condotta da Fiorenzo Dadò, alcuni tra i difensori del regista parlarono di un Ticino bigotto e provinciale ormai incapace di meritarsi una manifestazione internazionale come il Pardo. Ebbene: a due anni di distanza ciò che era accaduto in riva al Verbano si è ripetuto a Parigi.

 

Polanski ha infatti rinunciato a presiedere la 42esima cerimonia dei César, gli Oscar francesi, in agenda il 24 febbraio. E lo ha fatto dopo che una petizione in pochi giorni ha raccolto oltre 60 mila firme e sui social media è stata lanciata una campagna chiamata #boycottCesar. "Polanski gode da troppo tempo di una protezione scandalosa in Francia. È un insulto alle donne e alle vittime di stupro", uno dei passaggi più duri dell'appello contro il regista.

 

Il Corriere della Sera ha ricostruito la vicenda. Come avvenuto a Locarno, gli oppositori di Polanski hanno protestato per l'ormai arcinoto caso giudiziario che vede come protagonista il cineasta. Nel 1977 Polanski venne accusato di stupro ai danni dell'allora 13enne Samantha Geimer (che ancora oggi conferma le sue accuse ma che chiede alla giustizia di voltar pagina) in una balorda nottata nella villa di Jack Nicholson a Los Angeles. Dopo 40 giorni di prigione Polanski scappò dagli Stati Uniti, sottraendosi al processo. Gli USA da allora tentatalo di estradarlo. E nel 2009 ci andarono vicini, dopo che la Svizzera lo aveva arrestato dando seguito al mandato di cattura internazionale. Ma alla fine anche il nostro Paese negò l'estradizione e Polanski sfuggì ancora alla giustizia a stelle e strisce.

 

Il Corriere della Sera fa notare nel suo pezzo che negli anni il giudizio dell'opinione pubblica sul caso del cineasta si è fatto molto più severo. Sono lontani i tempi degli appelli firmati da molti suoi noti colleghi quando Polanski si trovava agli arresti domiciliari nel suo chalet di Gstaad. Tanto è vero che oggi, il regista viene sostanzialmente bandito anche da casa sua: cioè ai Cesar di Parigi, dove peraltro è stato premiato ben otto volte.

 

Significative le parole usate dalla ministra francese per i Diritti delle donne, Laurence Rossignol, che inizialmente si si era detta "sorpresa e scioccata" per la scelta di affidare a Polanski la serata dei Cesar, e poi, dopo la rinuncia del regista, ha chiosato "La cultura senza la cultura dello stupro, è meglio".

 

Dal canto suo il regista ha espresso tramite il suo avvocato "tristezza" per una controversia "ingiustificata e alimentata da informazioni erronee che ha toccato anche la sua famiglia".

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