Il PLR è convinto che il proprio modello era "più aderente alla realtà e meno ideologico" di quello dipartimentale, ma decisivi sono stati "testardaggine e insistenza del DECS"
BELLINZONA - “La “Scuola che verrà”… non verrà. È venuto infatti a mancare il sostegno popolare”, esordisce con delusione una lunga nota del Partito Liberale.
Che però non mostra sorpresa e attacca il DECS: “c’era da aspettarselo. Nonostante il grande lavoro svolto dal PLR per inserire nella sperimentazione un modello di scuola più aderente alla realtà e, soprattutto, meno votata all’ideologia, l’insistenza e la testardaggine dei vertici dipartimentali hanno condotto al prevedibile naufragio dell’intero progetto. Un vero peccato, soprattutto perché nel modello PLR erano contenuti aspetti quali la differenziazione in base alle competenze (e non alla causalità) in alcune materie che avrebbero certamente contribuito a dare alla nostra scuola una spinta verso il futuro considerando adeguatamente i percorsi professionali. I liberali radicali ribadiscono comunque la massima fiducia nei docenti e nelle direzioni d’istituto per far sì che la scuola ticinese rimanga, come oggi, una buona scuola. Una buona scuola fatta da buoni docenti e non da modelli di importazione”.
Viene sottolineato come “gli allievi, però, non sono tutti uguali ed è quindi indispensabile proporre percorsi differenziati a dipendenza delle loro capacità, attitudine e maturazione” : ”un aspetto contenuto nel modello promosso dal PLR, ma sistematicamente poco evidenziato (per non dire ignorato) dal dipartimento nella sua visione e promozione della sperimentazione oggi bocciata dagli elettori”.
“Alla luce del risultato delle urne, ci sembra essenziale ribadire in modo chiaro e forte che oggi il percorso professionale deve essere considerato a tutti gli effetti di pari grado rispetto al curriculum liceale. In questo senso, serve una scuola capace di valorizzare le potenzialità del singolo allievo, quindi differenziata in modo moderno, attento alle esigenze del mondo del lavoro e capace di stimolare ogni allievo nel dare il proprio meglio. Un’offerta quindi differenziata nel secondo ciclo di scuola media che sappia offrire senza giudizi di merito, da un lato, un indirizzo professionale a chi per attitudine, interesse e maturazione preferisce orientarsi alla formazione professionale e, dall’altro, un indirizzo che stimoli maggiormente il pensiero astratto, gli approfondimenti culturali e scientifici caratteristiche dell’orientamento accademico. Nella consapevolezza però della grande flessibilità dei percorsi, visto che entrambi possono permettere di raggiungere gli stessi risultati. E questo è un aspetto su cui il PLR vigilerà certamente anche in futuro. Anche perché il “sogno” del percorso accademico per tutti, a qualsiasi costo, ha portato in altre realtà a noi vicine a risultati disastrosi e davanti agli occhi di tutti: da studi universitari di scarsa qualità ad una dilagante disoccupazione giovanile, specie tra i neolaureati”, terminano con un riflessione i liberali, delusi.
La scuola ticinese, ci tengono a ribadire, è buona: va migliorata, ma ha già un buon livello.