Il numero uno degli azzurri ufficializza la rinuncia: "Mi sarebbe piaciuto ma il partito ha bisogno di una guida"
BELLINZONA - Fiorenzo Dadò si chiama fuori: il presidente del PPD non si candiderà per il Consiglio di Stato. Nell’aprile del prossimo anno non andrà dunque in scena nessun duello all’ultimo voto con il ministro uscente Paolo Beltraminelli.
“In questo momento il PPD ha bisogno di qualcuno alla guida. Abbiamo un progetto ben chiaro di rinnovamento per i prossimi anni che necessita molto impegno. Un progetto che siamo motivati a realizzare”, ha spiegato Dadò in un’intervista concessa al Corriere del Ticino, in cui ha motivato la sua scelta.
“La decisione - ha aggiunto - l’ho presa io, in piena autonomia, dopo aver riflettuto quest’estate in tranquillità ed essermi confrontato con alcune persone le quali mi hanno espresso il loro parere. Certo, avrei potuto gettarmi nella mischia e certamente le risorse e la motivazione non mi sarebbero mancate. Nessuno me lo avrebbe impedito, ma in questo momento, come ho detto, il PPD ha bisogno di stabilità e di una prospettiva positiva per il futuro”.
Il caso Argo, precisa, non ha influito in alcuno modo sulla sua decisione. Dadò, dunque, farà l’allenatore nella prossima campagna elettorale. Chiari gli obbiettivi: “La riconferma del seggio in Governo e di quelli in Gran Consiglio. Il PPD ha bisogno di un rinnovamento, di un cambio di strategia e di marcia. Noi abbiamo iniziato questo cambiamento ma dobbiamo essere realisti perché ci vogliono anni. Ed è proprio per portare avanti con convinzione questa difficile ma accattivante transizione chiesta dagli elettori che in questo momento le mie forze le dedico al partito e non mi candido per il Governo”.