L’ex responsabile dell’Ufficio delle famiglie e dei minorenni ha spiegato la sua versione dei fatti in un memoriale al Governo. Dove scrive di aver informato anche il collega Roberto Sandrinelli
BELLINZONA – L’ex responsabile dell’Ufficio delle famiglie e dei minorenni, Ivan Pau-Lessi, ha spiegato la sua versione dei fatti in un memoriale indirizzato al Consiglio di Stato pubblicato dal Corriere del Ticino. Pau Lessi spiega ciò che avvenne nel 2005 quando incontrò alcuni giovani che puntavano l’indice contro l’uomo condannato per coazione sessuale, che pure lavorava per il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS).
E lavorava in una funzione che lo portava a stretto contatto con molti giovani, in particolare del Forum cantonale del giovani, istituito nei primi anni Duemila.
“Premetto – scrive Pau Lessi - che quanto affermato dal giudice Villa ma soprattutto l'effetto delle sue parole prodotto sui media e dalle conseguenti sollecitazioni della politica, hanno avuto su me e la mia famiglia un effetto rovinoso, moralmente devastante”.
E aggiunge: “Mi ero sempre fatto un punto d'onore di svolgere il mio lavoro in modo rigoroso, attento, trasparente. Onestamente, al momento del mio pensionamento, credevo di esserci riuscito e ne andavo fiero. Le accuse che mi vengono ora mosse mi lasciano totalmente interdetto, incredulo, disorientato”.
Poi Pau Lessi spiega: da quanto riferito dai media “risulterebbe che a suo tempo (suppongo nel 2005) alcuni giovani mi avevano incontrato e che in tale circostanza mi avrebbero parlato di abusi (rapporti) sessuali commessi dall'operatore sociale nei loro confronti. Prima di riferire di quanto io allora ero (o, meglio, non ero) a conoscenza, vorrei dire due parole sulla mia convocazione presso il Ministero pubblico”.
Nel luglio scorso Pau Lessi venne verbalizzato come testimone dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli.
“Solo durante l'audizione – scrive nel memoriale -realizzai che il verbale era (anche) finalizzato a contestarmi dichiarazioni rilasciate da una giovane la quale asseriva che (molti) anni prima in occasione di una nostra riunione (presenti altri due giovani) mi aveva riferito che I’operatore sociale aveva avuto dei rapporti sessuali con minorenni e con lei e che questo avveniva sotto minacce psicologiche che lui formulava. Rimasi basito ma anche disorientato, confuso di fronte a questa contestazione totalmente inaspettata e che mi coglieva completamente di sorpresa”.
Infine l’ex funzionario racconta la sua versione dei fatti: “Rispetto a quanto mi sarebbe stato riferito dai giovani anni addietro, rilevo che in effetti nel 2005 (tredici anni fa!) alcuni ragazzi (salvo errore tutti maggiorenni) del Forum dei giovani mi avevano chiesto un incontro. Stando ai miei appunti all'incontro vennero in tre. In occasione di quell'incontro i tre giovani mi vollero raccontare di comportamenti discutibili tenuti dall'operatore sociale, delle sue modalità nello svolgere il suo ruolo di sostegno per I'organizzazione del Forum e del fatto che ‘ci provava’ con le giovani. Io presi atto di queste dichiarazioni e il giorno dopo mi feci degli appunti, riconoscendo la delicatezza di quanto riferitomi”.
In nessun caso, precisa, “qualcuno mi parlò di rapporti sessuali, men che meno estorti. Fosse stato così lo avrei segnato nelle mie note dell'incontro (che allego a questo mio scritto per vostra informazione) e, evidentemente, ne avrei parlato con i miei superiori (rammento che in effetti il giorno dopo ne parlai con R. Sandrinelli, (ndr. Roberto, Sandrinelli era capostaff alla Divisione sociale e delle famiglie) ma del tema dell'operatore sociale in generale e non di rapporti sessuali”.
E Pau Lessi conclude: “Il mio errore in occasione dell'interrogatorio presso il Ministero pubblico - mancandomi peraltro in quel frangente qualsiasi consiglio o appoggio - è stato quello di non smentire categoricamente la ragazza che diceva di avermi parlato dei rapporti sessuali da lei avuti o che stava avendo con l’operatore sociale: non l'ho fatto perché, ingenuamente, pensai che alla fine, senza dover entrare in polemica con la giovane, le cose sarebbero comunque risultate chiare sulla scorta dei miei appunti e che, palesemente, vi era un errore in quello che lei diceva (per lei era passato molto tempo e sicuramente aveva parlato dei rapporti tra lei e l’operatore sociale con altre persone). Con il senno di poi, mi chiedo però anche se il magistrato inquirente, consapevole dell'estrema delicatezza della cosa e delle conseguenze potenzialmente per me rovinose dell’interrogatorio, non avesse dovuto rendermi attento alla cosa”.