La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati propone al Senato di respingere una mozione di Fabio Regazzi
BERNA - I terroristi islamici di nazionalità straniera che vivono in Svizzera non vanno rispediti nei loro paesi di origine se rischiano di essere torturati o uccisi. La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati propone al Senato di respingere una mozione di Fabio Regazzi che il Consiglio nazionale, al contrario, accolse con 102 voti favorevoli e 73 lo scorso settembre.
Una minoranza della Commissione, indica una nota odierna dei servizi parlamentari, non condivide l'interpretazione restrittiva del divieto di rimpatrio, che non consente di espellere nemmeno i terroristi.
Per la maggioranza, invece, la Svizzera non deve trasformarsi in un aguzzino. Intanto il Consiglio federale sta studiando misure contro persone condannate per atti terroristici che, anche dopo aver scontato la pena, continuano a rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, ma che non possono essere espulse a causa del divieto di respingimento.
La consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva ammesso che vi sono individui considerati pericolosi residenti in Svizzera, aggiungendo però che la loro espulsione non può essere ordinata qualora il Paese di origine sia considerato poco sicuro.
Anche a livello internazionale il problema suscita dibattito. Una mozione presentata l’anno scorso al Parlamento europeo chiede di raccomandare il divieto di soggiorno sul territorio europeo per i terroristi stranieri condannati al momento della loro scarcerazione. Rilevando che delle 1’537 persone condannate in Europa per attività connesse al terrorismo tra il 2014 e il 2016, un terzo non aveva la cittadinanza europea.
“Al Nazionale – commenta Regazzi, dopo aver ribadito con chiarezza di essere favore all’espulsione dei terroristi stranieri dalla Svizzera, tema del suo atto parlamentare – la mia mozione era passata contro il preavviso del Consiglio federale. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo stabilisce che si possono ammettere delle deroghe in casi particolari, anche se di fatto la nostra Costituzione impedisce di espellere persone che nella loro nazione rischiano la vita. Ma qui mi pare che siamo di fronte a un insulto alla logica. Se un individuo straniero viene condannato in Svizzera per reati di terrorismo il fatto di non poterlo espellere perché teoricamente nel suo paese è in pericolo, secondo me non sta né in cielo né in terra”.
Alla fine, aggiunge il consigliere nazionale, “dobbiamo tenerci in casa stranieri condannati per terrorismo solo perché nel loro paese rischiano di essere uccisi. Adesso la questione dovrà essere discussa dal plenum degli Stati, che probabilmente confermerà la posizione della maggioranza della Commissione. A quel punto prenderemo atto che per i senatori va bene così, e che dovranno spiegare ai cittadini che ci teniamo in casa terroristi che mettono in pericolo la sicurezza del Paese, e magari li manteniamo anche. Io dico che se un individuo sceglie la via del terrorismo si deve assume i relativi rischi. Qui siamo di fronte a un classico caso in cui il diritto fa a pugni con il buon senso. Non solo: la sicurezza nazionale deve assolutamente prevalere su ogni altro ragionamento giuridico”.