Il Consigliere Nazionale PPD si dice sconcertato dopo una risposta del Governo a una sua interpellanza in materia di terrorismo ed espulsioni
BERNA - Fabio Regazzi è sconcertato! Sconcertato per la risposta del Consiglio Federale a una sua interpellanza in materia di espulsioni e terrorismo islamico.
Il Consigliere Nazionale PPD, lo scorso mese di giugno, aveva infatti interpellato il Governo su un caso che aveva fatto parecchio discutere. “Tre iracheni condannati nel marzo 2016 dal TPF per sostegno all'organizzazione terroristica islamica Isis - aveva scritto Regazzi nel suo atto parlamentare - non sono stati espulsi nel loro paese, l'Irak, poiché considerato paese pericoloso. Il Consiglio federale ha infatti rinunciato ad applicare la Convenzione sullo statuto dei rifugiati e persino la legge sull’asilo che prevedono deroghe al principio di non respingimento, privilegiando l'articolo secondo cui nessuno può essere respinti in uno Stato in cui rischia la tortura o un altro genere di trattamento o punizione crudele o inumano (vedi risposta Mo 16.3982)”.
“Di recente - argomentava ancora il deputato - la SEM ha per contro decretato l'espulsione di un iracheno di origini curde, incensurato, che da oltre 10 anni vive, lavora (finché la decisione di espulsione non glielo ha impedito) ed è perfettamente integrato a Bellinzona. Contro questa decisione sono state raccolte oltre 5000 firme presso la popolazione locale. Purtroppo vi sono a nostra conoscenza a livello svizzero altri casi di richiedenti l'asilo integrati che stanno subendo la medesima sorte”.
Da qui una serie di domande incentrate sulla disparità di trattamento tra i due casi. Due quesiti fondamentali: “Come spiega l'incongruenza tra la decisione di non espellere i tre iracheni condannati per jihadismo con quella di espulsione dei richiedenti l'asilo iracheni incensurati e ben integrati? Come spiega l'incongruenza tra la decisione di non espellere i tre iracheni condannati per jihadismo con quella di espulsione dei richiedenti l'asilo iracheni incensurati e ben integrati?”
Domande a cui il Consiglio Federale risponde così: “Il divieto di respingimento è garantito dal diritto costituzionale e da quello convenzionale: il divieto di respingimento nell'ambito del diritto in materia di rifugiati, ossia la protezione dei rifugiati dall'espulsione in uno Stato in cui sono perseguitati, è infatti sancito nell'articolo 25 capoverso 2 della Costituzione federale (Cost.) e nell'articolo 33 numero 1 della Convenzione sullo statuto dei rifugiati (RS 0.142.30). Il divieto di respingimento nell'ambito dei diritti umani, secondo cui nessuno può essere espulso in uno Stato in cui rischia la tortura o un altro tipo di trattamento crudele o inumano, è garantito dall'articolo 25 capoverso 3 Cost. e dall'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo (CEDU; RS 0.101). È vero che la Convenzione sullo statuto dei rifugiati e la legge sull'asilo (LAsi; RS 142.31) prevedono deroghe al divieto di respingimento nell'ambito del diritto dei rifugiati in caso di messa in pericolo della sicurezza della Svizzera o di pericolosità pubblica. Il divieto assoluto di respingimento (nell'ambito dei diritti umani) si applica tuttavia senza eccezioni”.
“Le autorità competenti - scrive ancora il Governo - devono pertanto rispettare il divieto assoluto di respingimento anche se la persona costituisce un pericolo per la sicurezza della Svizzera. Un lungo soggiorno in Svizzera o una buona integrazione non comportano invece un bisogno di protezione nel senso esposto sopra. Tali fattori sono piuttosto criteri per la cosiddetta normativa sui casi di rigore. In questo senso non sussiste alcuna contraddizione nei casi citati dall'autore dell’interpellanza".
Preso atto delle spiegazioni del Consiglio Federale, Regazzi ha affidato a Facebook la sua reazione indignata: “Dalla risposta del Consiglio federale alla mia interpellanza si desume che abbiamo più riguardo per i jihadisti, cittadini iracheni, condannati in Svizzera per terrorismo, che per i richiedenti l'asilo curdi, integrati che lavorano. Con questa logica vale di più la sicurezza dei terroristi della sicurezza della Svizzera. Un atteggiamento irritante ed irresponsabile!”