Le opposte opinioni dei quotidiani ticinesi dopo il dibattito in Gran Consiglio sul rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta
BELLINZONA - Il “processo” politico sullo scandalo Argo 1, tiene banco stamane sulle prime pagine dei quotidiani ticinesi. Al dibattito svoltosi ieri in Gran Consiglio sul rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta, sono anche dedicati i due commenti di Corriere del Ticino e La Regione.
Opinioni molto diverse, quelle espresse da Fabio Pontiggia e da Andrea Manna, caporedattore del quotidiano bellinzonese. Cominciamo dal direttore del CdT, da sempre molto critico sulla Commissione parlamentare d’inchiesta e sulla gestione politica del dossier da parte del Parlamento.
“Sul caso Argo1 - scrive Pointiggia - dovrebbe essere stata messa la parola fine. Almeno si spera. Il risultato conseguito è nullo. Il lungo lavoro che ha impegnato per mesi e mesi la CPI non ha portato niente di nuovo a conoscenza del Paese, niente che non fosse già stato indagato e chiarito dalle altre istanze che si sono occupate della vicenda (Ministero pubblico, Controllo cantonale delle finanze, Governo, sottocommissione di vigilanza, perito esterno). Un esercizio – lo ribadiamo – inutile e dispendioso”.
“Il caso Argo1 - aggiunge il direttore del CdT - è stato un atto di superficialità e faciloneria compiuto nell’affrontare un’emergenza. (…). L’intento dei funzionari, che non hanno rispettato le leggi nell’attribuire e nel rinnovare il mandato, era semplicemente agire in modo rapido risparmiando sui costi. Il consigliere di Stato Paolo Beltraminelli ha avuto il torto di firmare il contratto di prova di cinque mesi senza sottoporre la decisione al Consiglio di Stato. I funzionari quello di rinnovarlo tacitamente senza più nemmeno coinvolgere il consigliere di Stato. Ma non c’è stata corruzione, in nessun caso. E non c’è stato spreco di danaro pubblico (al contrario, c’è stata una spesa inferiore).
“Per il Dipartimento di Beltraminelli - conclude Pontiggia - è stata una vicenda di cui il consigliere di Stato stesso ha riconosciuto la gravità e di cui si è assunto la piena responsabilità politica (fin dall’intervento in Gran Consiglio del 13 marzo 2018). Va tuttavia chiarito un punto fondamentale: se i funzionari del DSS e Beltraminelli avessero rispettato tutte le procedure legali, sottoponendo al Consiglio di Stato il progetto di mandato, il Governo avrebbe molto probabilmente approvato la risoluzione. Non ne avremo mai la prova a posteriori, ma è quasi una certezza. Tutto il resto è chiacchiera impulsiva”.
Più stringato il commento di Andrea Manna: “ Il verdetto definitivo- scrive il giornalista - lo emetteranno i cittadini con il voto del 7 aprile. Ma nell’attesa del responso delle urne c’è già una prima sentenza politica a carico del popolare democratico Paolo Beltraminelli, cioè del direttore di quel Dipartimento, il Dss, in cui ha preso forma lo scandalo Argo 1. Ed è una sentenza di condanna: l’ha pronunciata ieri il Gran Consiglio, la sua maggioranza, con gli interventi di Galusero (Plr), Caverzasio (Lega), Durisch (Ps), Delcò Petralli (Verdi), Pinoja (Udc) e Pronzini (Mps). Interventi dai quali Beltraminelli è uscito con le ossa rotte”.
“Nemmeno la breve, e comunque debole, presa di posizione del governo affidata al suo presidente (Zali) - conclude Manna - , è riuscita a salvare il soldato Beltraminelli – e con lui tutti quei funzionari, compresi quelli di area liberale radicale, che si sono occupati della gestione del mandato (illegale) alla ditta di sicurezza – dai pesanti rimproveri della Commissione parlamentare d’inchiesta. Le macroscopiche lacune amministrative, già evidenziate dal pg Pagani nel decreto con cui lo scorso autunno ha scagionato penalmente i collaboratori del Dipartimento, sono state efficacemente riassunte e trasformate in duri giudizi politici, senza appello verrebbe da dire, da chi in Gran Consiglio si è soffermato sul ruolo di Beltraminelli. Eloquenti anche le parole di Delcò Petralli, quando ha parlato di funzionari che agivano come se sopra di loro non ci fosse nessuno. Devastante”.