Ma la prima notizia è che almeno un comune ha inviato ai propri cittadini residenti all’estero il materiale di voto affrancandolo come ‘posta B’. E non è uno scherzo!
La prima notizia è che almeno un comune ticinese ha inviato ai propri cittadini residenti all’estero il materiale di voto per il ballottaggio affrancandolo come ‘posta B’. E non è uno scherzo! Si tratta di un piccolo comune, ma gli elettori residenti all’estero sono comunque una trentina.
Il fatto vìola la direttiva del Cantone - che ne riprende una analoga emanata dalla Confederazione - secondo la quale il materiale di voto va spedito per posta A. Come logica vorrebbe. Se poi venisse fuori che ci sono altri comuni che hanno deciso di risparmiare sui francobolli… Eh beh…
La seconda notizia è che ieri il Consiglio di Stato ha negato all’avvocato Gianluca Padlina l’accesso agli atti del “pasticciaccio brutto” – per dirla con Gadda - del ballottaggio del 17 novembre. Pasticciaccio che lo stesso avvocato ha sollevato nei giorni successivi il risultato che ha sancito l’elezione al Senato di Marina Carobbio e l’estromissione di Filippo Lombardi per una manciata di voti: 46.
Contattato da liberatv, Padlina si dice “estremamene preoccupato e stupito dall’atteggiamento del Governo: è incomprensibile che non vengano fornite informazioni sulle tempistiche di invio del materiale”.
Contestando via fax la decisione del Governo, ieri pomeriggio l’avvocato ha scritto che si tratta di “una crassa violazione dei diritti costituzionali e procedurali”. Cosa che “in materia elettorale è suscettibile di costituire un fatto di inaudita gravità”. Nelle procedure amministrative è infatti decisamente inusuale che a una parte in causa venga negato l’accesso agli atti.
Facciamo un passo indietro. Fino ad oggi è stato accertato che almeno tre comuni hanno spedito le buste ai loro cittadini all’estero in ritardo; Neggio e Vacallo le hanno inviate il 30 ottobre, Serravalle il 31. Stiamo parlando di località che insieme contano circa 5'000 iscritti in catalogo.
Ma i comuni ritardatari sarebbero in realtà almeno 4.
Il 31 ottobre era giovedì, il giorno dopo, venerdì, era festa, poi c’era il week end, e di fatto era come imbucare quelle buste lunedì 4 novembre. Impensabile che gli elettori all’estero le potessero ricevere, come stabisce la legge, 10 prima delle elezioni, vale a dire il 7.
Padlina si è anche procurato la lista dei tempi medi di consegna di missive all’estero pubblicata dalla Posta. Una lettera destinata all’Argentina, per esempio, con posta A impiega tra gli 8 e i 12 giorni per giungere a destinazione, e tra i 10 e i 15 con posta B. La consegna in Italia avviene in 2/4 giorni lavorativi con posta A e in 6/12 con posta B. In Inghilterra i tempi sono 2/3, rispettivamente 5/9 giorni… Insomma, inviando all’estero le schede dopo il 28/29 ottobre si rischiava che non arrivassero in tempo per essere compilate e rispedite ai comuni prima del voto.
Una delle contestazioni che vengono invocate è proprio il fatto che il materiale di voto non è stato spedito tempestivamente da tutti i comuni.
Finora il Cantone ha fornito dati piuttosto frammentari, dando quasi l’impressione che il caso sia una sorta di segreto di stato. Sappiamo che su 19 comuni verificati 3 hanno inviato le buste in modo tardivo (ma come dicevamo sono almeno 4); Palazzo delle Orsoline ha inoltre fatto sapere che in 47 comuni sono rientrate fuori tempo massimo, dunque dopo il 17 novembre, ben 113 buste debitamente compilate che non hanno potuto essere spogliate. Per ora sono lì, congelate in attesa che sul pasticciaccio si esprima un Tribunale. In altri 32 comuni non sono invece arrivate buste in ritardo. Ma 47 + 32 fa 79. E negli altri 36 comuni che mancano per arrivare a 115 come sono andate le cose?
E la domanda è: come mai a tre settimane dal voto di ballottaggio i cittadini non hanno ancora questa informazione?
Sia come sia, di fronte a un pasticciaccio brutto di questo tenore è chiara una cosa: un numero di elettori che pare essere piuttosto rilevante ha subito pregiudizio nell’esercizio del proprio diritto di voto, e il loro numero è nettamente superiore allo scarto dell’esito finale (46 appunto) che ha segnato la sconfitta di Lombardi. Bisogna fare quindi chiarezza, possibilmente prima che venga Natale, su quello che è successo. O prima, permettete una battuta, che qualcuno chiami gli 'osservatori dell'ONU'...
Non è una roba che interessa solo all’avvocato Padlina e al potenziale ‘danneggiato’ Filippo Lombardi, ma interessa a tutti i cittadini ticinesi, di ogni fede e colore.
Il Governo, per esempio, ha chiesto a tutti i comuni di fare un confronto tra quanti elettori residenti all’estero hanno votato al primo turno e quanti al ballottaggio, perché pare che in alcuni comuni si sia notata una differenza apprezzabile che potrebbe discendere dai ritardi nella spedizione del materiale di voto. È possibile avere queste informazioni o bisogna attendere che sia un Tribunale a ordinare al Governo di fornirle?
Intanto si attende la sentenza del Tribunale amministrativo al quale Padlina ha chiesto di accertare eventuali irregolarità nella procedura preparatoria al voto di ballottaggio, e che non tutti gli elettori all’estero hanno ricevuto, come avrebbero dovuto, il materiale nei termini di legge.
E alla fine, con quello che sta venendo fuori, che si vada a rivotare per il ballottaggio non pare un’ipotesi così remota.