Dibattito tutto al femminile sugli ultimi sviluppi del caso dell'ex funzionario del DSS e il rilancio della CPI, sul femminicidio e gli squilibri nel mondo del lavoro. Ecco le ospiti
MELIDE - Martedì 28 aprile la Corte d’appello e revisione penale, ha comunicato la sentenza sull’ex funzionario del DSS nel processo bis a suo carico. Una sentenza più severa del primo grado che, oltre alla coazione sessuale, ha riconosciuto l’uomo colpevole anche di violenza carnale, condannandolo a 18 mesi di carcere sospesi con la condizionale.
Per la giudice Giovanna Roggero Will, presidente della Corte, la colpa dell’ex funzionario “è molto grave, sia a causa della natura degli atti sessuali, sia perché questi atti sono stati imposti a una ragazza poco più che diciottenne da un autore che non solo aveva già superato la quarantina ma, soprattutto, che grazie alla mansione pubblica che gli era stata affidata dallo Stato rivestiva ai suoi occhi una funzione di riferimento e di guida”. Tuttavia, il tempo trascorso dai fatti (si parla di oltre diciassette anni) ha contribuito a una mitigazione della pena.
La sentenza ha immediatamente rinfocolato il dibattito politico sulla vicenda. Lega, PPD e Più Donne, oltre ad una articolata interpellanza al Consiglio di Stato, hanno rilanciato la proposta di una Commissione parlamentare d’inchiesta, dopo che la stessa era stata bocciata dal Gran Consiglio al termine di un dibattito infuocato lo scorso mese di settembre. Ma in Parlamento esiste una maggioranza in grado di ribaltare la bocciatura? E al di là della CPI quali misure può mettere in atto la politica per fronteggiare gli abusi sulle donne? Servono pene più severe?
Intanto, sempre sul fronte delle problematiche legate all’universo femminile, continua a tener banco il fenomeno del femminicidio. Dall’inizio del 2021 in Svizzera se ne contano 11, di cui tre tentati, l’ultimo dei quali avvenuti a Bellinzona quando una donna di 44 anni è stata freddata a colpi di pistola dall’ex marito, poi suicidatosi, mentre faceva jogging. Una questione, quella del femminicidio, di sostanza criminale ma anche mediatica. Molte voci femminili si sono infatti levate per chiedere ai giornalisti di utilizzare proprio il termine “femminicidio” per descrivere questo genere di delitto, anziché formule classiche come ad esempio “dramma della gelosia”. Un appello raccolto dal direttore del Corriere del Ticino Paride Pelli. Cosa sta facendo in Ticino per contrastare questo fenomeno? Ed è giusto e utile che i media aggiornino il proprio vocabolario?
Sabato, infine, era il primo maggio, festa del lavoro. La pandemia ha ulteriormente inasprito le disuguaglianze tra lavoratori e lavoratrici. Sono state ancora una volta le donne a pagare il prezzo più alto. A fine dicembre 2020 in Ticino, nel terziario si registrava infatti una perdita secca di 3'000 impieghi femminili a fronte di un centinaio di posti occupati da uomini. Cosa fare per curare questa ferita sociale?
“Siamo così”, è il titolo della puntata di Matrioska in onda questa sera su TeleTicino a partire dalle 19.30. Un dibattito interamente al femminile. Ospiti di Marco Bazzi saranno infatti le deputate Gina La Mantia (PS), Tamara Merlo (Più Donne), Sabrina Aldi (Lega) e Roberta Passardi (PLR). Con loro le giornaliste Roberta Nicolò (RSI), Claudia Rossi (Ticinonews) e Federica Ciommiento (La Regione).
Appuntamento dunque per questa sera alle ore 19.30 su TeleTicino.