La mozione del ticinese bocciata in Consiglio degli Stati. La Consigliera Federale spiega che il mercato del lavoro indigeno non basta a soddisfare le richieste seguite a uno sviluppo economico importante, per cui si ricorre ai frontalieri
BERNA - Per Karin Keller-Sutter, il Ticino è vittima del suo successo, per quello deve ricorrere a un alto numero di frontalieri. Infatti, per la Consigliera Federale, lo sviluppo economico è stato tale da non poter essere soddisfatto dal mercato del lavoro ticinese, che non è di grandi dimensioni. Dunque c'è stata la necessità di reperire manodopera estera in particolare dalla Lombardia.
Le dichiarazioni rientrano nella presa di posizione del Governo federale in merito a una moratoria chiesta da Marco Chiesa. Il democentrista si appellava all’articolo 14 dell’accordo sulla libera circolazione: a suo avviso, la situazione del lavoro è tale da aver bisogno di una moratoria.
Sarebbe servita per reintrodurre la preferenza indigena e il contingentamento dei permessi per lavoratori frontalieri nelle regioni di frontiera colpite in modo particolare dagli effetti della pandemia, da estendere fino a quando questi effetti non si attenuano.
Chiesa desiderava la convocazione urgente del Comitato misto Svizzera-UE. Non solo nelle zone di confine c'è un effetto sostituzione e un importante dumping salariale, con un innalzamento della disoccupazione, ma i lavoratori frontalieri (almeno in Italia) sono favoriti fiscalmente rispetto sia ai residenti svizzeri che ai loro connazionali che lavorano in patria.
Al momento della presentazione della mozione sapeva di avere poche speranze di vederla passare. Dopo la bocciatura del Consiglio Federale, è arrivata quella del Consiglio degli Stati per 27 voti a 7.