La scelta era nata per la votazione sulla legge Covid, dopo il fact checking, ma è stata estesa senza una comunicazione puntuale e all'Associazione non è piaciuto
BELLINZONA - L'UDC ha scelto di non far parlare i suoi rappresentanti con la RSI in relazione alla votazione sulla legge Covid, convinto della posizione decisamente ostile al suo parere dell'emittente di Comano, soprattutto dopo il Fact Checking.. Non un bel gesto per l'ATG, anche perchè "questo boicottaggio è stato successivamente esteso – con qualche rara eccezione - alla sessione invernale delle Camere federali e a tutti i rappresentanti UDC a Berna", senza però una vera comunicazione ma "solo con la conferma ai singoli giornalisti RSI che si occupano di questioni federali e che hanno chiesto lumi a proposito. In un paio di occasioni la segreteria UDC non ha nemmeno risposto alle email inviate dalle redazioni RSI per avere informazioni su possibili interviste o partecipazioni a dibattiti".
La nota dell'ATG prosegue: "Il motivo di questo “no comment” nei confronti della RSI è da ricercare in un “Fact checking” pubblicato dalla RSI dopo il dibattito televisivo a Democrazia diretta sulla Legga Covid-19. Fact cheking che l’UDC ritiene unilaterale. La stessa UDC in precedenza aveva reclamato per la scelta degli ospiti di quella trasmissione. E ha poi proceduto con un comunicato stampa del 10 novembre a criticare la conduzione di quel programma, considerata “tendenziosa”. Comunicato che la RSI ha pubblicato sulla propria pagina internet, dedicata al Fact checking. Fin qui i fatti a nostra conoscenza".
Per l'Associazione il "boicottaggio è un fatto grave, che ostacola il lavoro dei colleghi RSI e che, per di più, non porta rispetto al pubblico della Svizzera italiana. Su fatti di importanza nazionale ma anche locale, il primo partito svizzero si rifiuta di parlare con l’emittente che più di tutte le altre è presente sul territorio e che, nel rispetto del suo mandato, riferisce regolarmente sui temi relativi alla Svizzera italiana e al nostro Paese nel suo insieme. Ricordiamo che a livello nazionale i rappresentanti dell’UDC hanno sempre partecipato ai dibattiti della SRF o della TSR, e che quando lo hanno ritenuto necessario hanno sfruttato questi spazi anche per criticare contenuti o impostazioni di un programma. In questo caso invece l’UDC si rifugia invece dietro una sorta di “no comment” generalizzato, esteso addirittura al proprio gruppo parlamentare e su fatti di rilevanza nazionale".
"Ricordiamo all’UDC che la pluralità delle voci è un valore fondamentale dell’informazione e della vita democratica di un Paese. E che il primo partito svizzero dovrebbe essere sempre attento a questi valori. Ricordiamo anche che la scelta degli ospiti di un programma è di responsabilità delle redazioni. Ogni intrusione in questo ambito da parte della politica deve essere considerata alla stregua di un’invasione di campo, che lede alla libertà dei media.
Cosa succederebbe se fossero le redazioni giornalistiche a indicare ai partiti i nomi dei loro candidati….", continua il comunicato.
In ogni caso l'associazione si rivolge anche alle redazioni: "Invitiamo tutte le redazioni – in particolare la RSI, investita di un mandato pubblico fondamentale proprio nella valorizzazione del dibattito pubblico – a un’attenzione costante all’equilibrio dei loro programmi di informazione politica. Su questo punto il Fact checking in questione ha analizzato unicamente le dichiarazioni del fronte contrario alla legge Covid-19. In conclusione, ATG si augura che l’UDC voglia al più presto rivalutare la decisione di boicottare l’informazione RSI. Non serve a nessuno e danneggia il diritto del pubblico ad un’informazione completa e plurale".