Paride Pelli e Daniel Ritzer analizzano la bocciatura popolare del pacchetto a favore dei media
LUGANO - Quella di ieri è stata una domenica nera per la stampa. In particolare per la stampa ticinese. La bocciatura del pacchetto di aiuto ai media, toglie infatti un’importante boccata d’ossigeno soprattutto ai media regionali. Le analisi sulla sconfitta, anche a livello cantonale, sono al centro degli editoriali del Corriere del Ticino e della Regione, firmate dai rispettivi direttori. Cominciamo da Paride Pelli.
"I piromani hanno vinto sui pompieri"
“Nel dibattito delle ultime settimane - scrive il direttore del Corriere - sono state molto attive, persino euforiche, le voci contrarie ai sostegni; mentre quelle che spiegavano con buon senso le ragioni per cui sarebbe stato meglio approvare una Legge di aiuto ai media, per quanto imperfetta, sono state guardate, a torto, con sufficienza. Caso da manuale in cui i piromani hanno vinto sui pompieri”.
"Che la Legge non fosse calibrata bene - annota Pelli - era sotto gli occhi di tutti. Alcune modifiche nel suo disegno - in primis l’abolizione della soglia delle 40mila copie, oltre la quale oggi non è possibile ottenere lo sconto sulle tariffe di distribuzione postale – hanno fatto storcere il naso al comitato referendario. Perché – si sono chiesti i cittadini – aiutare indiscriminatamente editori medio- piccoli e giganti, seppur attraverso un sostegno indirettamente proporzionale al fatturato?
“Il rischio, a bocciatura del pacchetto avvenuta - aggiunge Pelli è che alcuni dei media regionali non riescano a sopravvivere. Un pericolo concreto e in certi casi immediato, che andava sicuramente spiegato meglio e forse con più passione e orgoglio, anche da parte di noi professionisti. Se quello di ieri sia stato un voto sul ruolo dei media oppure soltanto su una Legge che andava pensata e difesa meglio, non lo sapremo mai”.
“A coloro che temevano, votando «sì», una maggior dipendenza degli editori dallo Stato - conclude il direttore del Corriere - possiamo dire che affrontare ad armi spuntate - dopo una pandemia devastante e con aiuti limitati nel tempo - i colossi globali che hanno di fatto monopolizzato il mercato pubblicitario, erodendolo persino a livello locale, non sarà maggior garanzia di libertà a 360 gradi. Sarà anzi una dura battaglia, che ovviamente bisognerà condurre senza cedimenti. Per far questo, in un Paese piccolo e quadrilingue come la Svizzera, occorre inevitabilmente un gioco di squadra. Leggi simili a quella respinta ieri, naturalmente speriamo migliori, si imporranno sempre di più nella misura in cui vi sarà interesse a proteggere il pluralismo”.
Ritzer: "Giocando bene (prima o poi) si vince”
Il direttore della Regione Daniel Ritzer si affida invece alla metafora calcistica per analizzare la sconfitta: “Marcelo Bielsa, saggio del pallone, sostiene che “è assurdo chiedersi se sia meglio giocare bene o vincere. Il rapporto tra vittoria e bel gioco dovrebbe essere inevitabile”. Concettualmente la formulazione di Bielsa sembrerebbe corretta. Ciò che spesso può succedere, però, è che quell’inevitabilità non trovi conferma nell’immediato”.
“Lo avevamo detto prima e lo ribadiamo ora - prosegue il direttore della Regione - il pacchetto non era perfetto. Risultati alla mano, è possibile affermare che le criticità presenti fossero tali da renderlo indigesto a una gran parte dell’elettorato. In particolare l’idea di una cospicua sovvenzione a favore dei grandi gruppi editoriali svizzeri, argomento efficacemente utilizzato dai referendisti, ha fatto breccia nell’opinione pubblica, portando una maggioranza piuttosto robusta a respingere gli aiuti”.
“Riallacciandoci alla metafora calcistica - conclude Ritzer - siamo sicuri che per quanto concerne ‘laRegione’ la squadra ci sia. Una squadra che va dall’editore e dalla direzione alla tecnica, passando per la redazione e l’amministrazione: sappiamo tutti qual è il nostro orizzonte e non intendiamo restare fermi a rimpiangere l’aiuto che non arriverà. È chiaro però che senza le sovvenzioni statali le risorse a disposizione per affrontare la trasformazione digitale saranno piuttosto scarse. Si tratterà quindi di riuscire a stabilire delle priorità e lavorare in maniera intelligente. D’altronde siamo ben consapevoli del fatto che la premessa di ogni ragionamento mirato a garantire un futuro alla nostra testata riguarda, appunto, la qualità del lavoro che viene svolto ogni giorno. La pensiamo come Bielsa, insomma: giocando bene (prima o poi) si vince”.