Per i favorevoli, la misura avrebbe salvaguardato la pluralità e dunque l'indipendenza e la democrazia diretta, per i contrari invece lo Stato avrebbe controllato i media. Fra i grandi comuni solo Bellinzona dice sì
BELLINZONA - Il Ticino, in linea con quanto sta emergendo nel resto della Svizzera, dice no alla legge federale su un pacchetto per i media, con il 52,8% dei voti contrari.
Cosa prevedeva la legge
Essa, partendo dal contesto di difficoltà che sta vivendo il settore negli ultimi anni, con la scomparsa di molte realtà, e dal presupposto che la pluralità, sia a livello di mezzi utilizzati (tv, giornali, online, radio) sia di voci, è fondamentale, proponeva un pacchetto di aiuti per diversi tipi di media.
Le motivazioni di favorevoli e contrari
Lo scopo per il Governo era rafforzare i media regionali, sostenere quelli di piccole dimensioni, impedire la scomparsa di testate, tutto a vantaggio dell'intera popolazione. Si volevano proteggere la democrazia diretta e l'indipendenza.
Per i contrari, invece, si temeva che lo Stato volesse, attraverso questi aiuti, controllare i media. Il timore era che i soldi andassero a quelle realtà che non ne hanno bisogno, come alcuni grandi gruppi editoriali. La legge veniva vista come antisociale, discriminatoria e anticostituzionale.
Il voto ticinese
Per i ticinesi, e a quanto pare anche per gli svizzeri, hanno avuto ragione questi ultimi. Infatti come detto il 52,8% degli aventi diritti di voto che si è espresso in Ticino ha detto no.
A Chiasso il 52,6% ha detto no, a Lugano sono stati contrari il 54,34% dei votanti, a Locarno il 52,02%, a Mendrisio il 52,79%. Controcorrente Bellinzona, dove ha vinto il sì, con il 52,4% dei pareri.