POLITICA E POTERE
Il sociologo: "Si doveva inserire la Russia nella NATO e nell'UE. Ora rischiamo la terza guerra mondiale"
Carlo Vivaldi-Forti, autore di diversi saggi, sostiene che le organizzazioni sovranazionali come l'UE, coi poteri finanziari, stiano annullando le libertà dei singoli stati. E sulla Svizzera: "Scelte sbagliate e masochistiche"

BELLINZONA – La sua tesi è che la globalizzazione stia uccidendo la democrazia. Un ruolo importante l’avrebbero anche organizzazioni sovranazionali come l’UE, soprattutto in un’epoca come quella del Covid. Lo sostiene in più saggi, l’ultimo in ordine di tempo si intitola ‘Sovranità al popolo: per un federalismo partecipativo’ (edito da Flamingo Edizioni) Carlo Vivaldi-Forti, laureato in Sociologia, Specializzato in Psicologia, consulente in Scienze Sociali, docente di Sociologia, membro del consiglio direttivo del CESI.

A suo avviso, “le Costituzioni dei singoli Stati, garanti delle libertà del cittadino, sono surclassate e di frequente invalidate dall'adesione dei vari Paesi a organismi internazionali che impongono le loro regole”. Con gravissime conseguenze: ristagno economico; progressiva scomparsa delle attività produttive indipendenti , soffocate dalla barbarie fiscale o fagocitate dalle multinazionali; disoccupazione di massa; reddito di cittadinanza quale elemosina sussistenziale disincentivante il lavoro; depressione diffusa e crollo delle prospettive per i giovani, scomparsa della famiglia, denatalità inarrestabile. Un processo inarrestabile? Non è detto, per Vivaldi-Forti. Con lui abbiamo parlato della situazione internazionale, cercando di capire quale è il ruolo, secondo lui, di UE e organizzazioni sovranazionali nella guerra in Ucraina e qual è la posizione della Svizzera.

Signor Vidaldi-Forti, l crisi ucraino-russa muta qualcosa nel quadro che lei ha tracciato? Era qualcosa di prevedibile, si inserisce negli equilibri da lei notati o li sovverte?

“La crisi ucraino-russa dipende dalla politica sbagliata e miope praticata negli ultimi 30 anni dall'Occidente, egemonizzato dalla solita cupola finanziaria, a cui faccio riferimento nel mio libro, che avrebbe voluto, dopo la fine della guerra fredda, ridurre la Russia in pratica a colonia americana. All'epoca, si sarebbe invece dovuto inserire la Russia nella Nato e nella UE, o, in caso di rifiuto da parte di quest'ultima, proporre lo scioglimento della Nato stessa e la fondazione di una nuova alleanza di tutti gli Stati dell'emisfero settentrionale del pianeta, in modo da evitare di regalare la Russia, con tutte le sue ricchezze, al regime vetero-marxista cinese. Ciò non è stato fatto e oggi risulta molto difficile correggere questi errori, in quanto l'inimicizia sviluppatasi fra le parti è andata troppo avanti. Esiste un reale e immediato pericolo di guerra mondiale. Speriamo che all'ultimo la ragione prevalga”.

Parla di democrazia partecipativa, ci spiega che cosa intende? Come deve essere a suo avviso la società del futuro, per restare democratica?

“La democrazia partecipativa è sia pure sommariamente descritta nella seconda parte del mio saggio. La rappresentanza diretta e organica della società civile nel secondo ramo del Parlamento, non sostituisce quella tradizionale, fondata sui partiti, ma l'affianca. Perciò la nuova democrazia dovrebbe essere un misto fra politica e partecipazione e le decisioni dovrebbero scaturire dal costante dialogo fra queste due componenti. Il federalismo partecipativo, a cui giungo nel saggio, è l'estensione di tale criterio della doppia rappresentanza agli enti locali: Comune e Cantone in Svizzera, Comune e Regione in Italia e così analogamente negli altri Paesi europei. Per restare democratica, la società del futuro deve liberarsi dalla tirannia della cupola finanziaria globale, che oggi domina la politica in tutti i Paesi sotto il suo dominio, trasformando la vecchia democrazia reale in una parvenza di democrazia, della quale però possiamo dire che ha tradito la propria ispirazione originaria”.

Domanda provocatoria: l'UE quindi dovrebbe scomparire, per permettere un ritorno alla sovranità nazionale?

“Sono sempre stato un europeista convinto, ma la mia concezione d'Europa è di natura confederale, similmente a quella immaginata a suo tempo da de Gaulle, la quale prevedeva di mettere in comune una serie di interessi paritetici fra tutti gli Stati, mantenendo invece una rigorosa sovranità su tutte le materie di ordine interno. Una sorta di condominio, ove i condomini decidono insieme sulle materie di comune interesse, ma non permetterebbero mai all'amministratore di dettare le regole di come un condomino si deve comportare in casa propria. L'assurdo è dimostrato dalle enormi disuguaglianze che corrono fra i popoli del nostro Continente e dei loro relativi bisogni. Fra un Lappone della Norvegia e un Siciliano di Lampedusa, o un Greco di Creta, vi sono enormi distanze sia culturali, sia climatiche che impediscono l'applicazione delle medesime regole a tutti . Imporre queste in modo uniforme e indifferenziato , come oggi largamente avviene, è un modo per far morire la democrazia.

Cosa la convince della visione di De Gaulle?

“Il mio riferimento a de Gaulle non è puramente casuale ma rispecchia conclusioni a cui sono giunto dopo avere attentamente studiato il pensiero del "più illustre dei francesi", come lo definisce il giornalista Max Gallo. Egli lottò molto per far passare sia la visione di una Europa confederale, estesa potenzialmente dall'Atlantico agli Urali e quindi comprendente la Russia, una volta liberata dal comunismo, sia una radicale riforma partecipativa della società e dello Stato, che formò oggetto dello specifico referendum del 27 aprile 1969. Essendo questo respinto col 52% dai francesi, rassegnò le dimissioni il giorno successivo. Ritengo che ciò abbia rappresentato un vero peccato, perché in caso diverso avremmo conosciuto una grande Nazione europea funzionante col sistema partecipativo, ed oggi avremmo probabilmente vissuto in un Continente molto diverso dall'attuale”.

Come inseriamo la Svizzera in questo quadro?

"La Svizzera ha fatto negli ultimi anni scelte a mio parere sbagliate e assai masochistiche: in pratica ha sottoscritto trattati con la UE, che limitano molto la sua sovranità nazionale, pur non facendone parte e questo è davvero un controsenso, perché significa subire tutti gli svantaggi di aderire alla UE, rinunciando a quei sia pur pochi vantaggi che un'appartenenza diretta invece comporterebbe. Credo che queste scelte siano il risultato di una pressione indebita (diciamo pure di un ricatto) esercitata dal mondo finanziario globale nei confronti della Svizzera stessa, mediante una forma di complicità fra quello e classi politiche locali incapaci o non cristalline. Tuttavia, se la UE si trasformasse in confederazione come sopra descritta, la Svizzera potrebbe aderirvi senza alcun timore di perdere la propria sovranità”.

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